Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Argento: amata dai francesi snobbata dagli italiani

Asia Argento

  • a
  • a
  • a

Mentre un'insolita platea, in smoking, abiti da sera e occhialetti per il tridimensionale, affollava il foyer del Gran Palais. Bella e con un look insolitamente meno trasgressivo del solito, Asia Argento ha salito la Montee des marches con gli altri componenti della giuria internazionale presieduta da Isabelle Huppert, quarta donna in giuria sulla Croisette, dopo Jeanne Moreau, Isabelle Adjani e Liv Ullmann. «Mi dispiace che la Francia, prima di Venezia, mi abbia dato questa grande opportunità, i francesi si ricordano di me più degli italiani - ha detto Argento togliendosi così un sassolino dalla scarpa -. In Italia si vive e si mangia bene, ma è un Paese con le sue contraddizioni: da una parte, è bigotto e dall'altra, esalta le donnine nude in tv. Non credo che questa di Cannes sarà un'edizione da scandalo. È bello essere qui a giudicare altri film e non essere sempre giudicati, come è successo due anni fa per "Go Go Tales" di Ferrara, quando venni fatta a pezzi soprattutto dalla stampa italiana», perché l'attrice si scambiò con un cane un bacio con la lingua. Su «Vincere», unico film italiano dei 20 in concorso, non si sbilancia, ma assicura che farà il tifo per Bellocchio, «un grande regista che ho sempre amato moltissimo e guarderò con la dovuta attenzione il suo film». Intanto, Asia sta preparando il suo secondo film da regista: «S'intitola "Fucile da caccia" e sarò anche tra gli interpreti, è una storia corale dalle atmosfere rarefatte, sul genere di Antonioni. Per la Huppert provo una vera passione, le scrissi una lettera sei anni fa, non mi ha mai risposto, ma sua figlia mi ha detto che ne aveva apprezzato i contenuti». La presidente Huppert citando Fellini ha aggiunto che «al cinema si va per ricordare, sognare e scoprire i segreti di questa arte. Non userò diplomazia e chi vincerà sarà solo in virtù di un mix chimico capace di coinvolgere tutti i giurati. Inoltre, al contrario del mio predecessore, Sean Penn, la politica non sarà un elemento di giudizio dei film, per me contano altre cose».

Dai blog