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Leonardo, non è autoritratto

Alessandro Vezzosi, direttore del museo di Vinci dedicato Leonardo e lo storico Nicola Barbatelli

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{{IMG_SX}} È lui o non è lui? E per questa volta la risposta è no: il quadro ritrovato alcuni mesi fa nel Sud d'Italia non è un autoritratto di Leonardo da Vinci. È, probabilmente, una raffigurazione del genio del Rinascimento, ma non è nemmeno certo che quello fosse il suo vero volto. Il professor Alessandro Vezzosi, direttore del Museo Ideale di Leonardo da Vinci a Vinci, ha affermato che «più studiamo Leonardo e più ci accorgiamo di non saperne molto. Non diamo per scontato di conoscere in modo completo la sua opera. La biografia di Leonardo deve essere completamente riscritta». Ieri, in una affollata conferenza al Campidoglio di Roma, alla quale hanno partecipato il presidente della Commissione Turismo e Moda del Comune di Roma Alessandro Vannini e il sindaco di Vaglio Basilicata Giuseppe Musacchio, sono stati annunciati i risultati delle ricerche scientifiche sul ritratto, olio su tavola di 44 x 60 centimetri, divenuto improvvisamente famosissimo nel dicembre del 2008. Il quadro fu trovato a Salerno, come ha specificato lo scopritore, lo storico e medievalista Nicola Barbatelli, e non in Basilicata, ad Acerenza, come era stato detto. Faceva parte di una collezione privata ed in un primo momento sembrava si trattasse di un autoritratto di Leonardo. Ma gli esami condotti in questi mesi hanno raffreddato gli entusiasmi. Anche se in questo proposito il professor Vezzosi è stato possibilista: «È necessario fare ulteriori indagini, radiografiche, per capire cosa c'è sotto il quadro e se c'è, ad esempio, un disegno preparatorio sotto la pittura». Bisogna capire, insomma «quello che c'è sotto», anche se ora appare evidente che «quello che c'è sopra» non è prodotto della mano di Leonardo. Ma, prosegue Vezzosi, «il ritratto scoperto nelle scorse settimane è in sé significativo come nuovo elemento di un mosaico ancora incompiuto per ricostruire le sembianze del volto di Leonardo». Sì, perché quel viso, come tutta la sua vita, è un rebus. La sua stessa iconografia, con la barba fluente e il cappello, è tutta da verificare. E colpisce il fatto che il ritratto scoperto nel 2008 assomigli moltissimo ad un altra immagine: quella degli Uffizi a Firenze. Quel viso di tre quarti con cappello per due secoli è stato considerato l'autoritratto del più grande genio di tutti i tempi finché, nel 1938, una radiografia lo relegò da «fratello» della Gioconda a volgare patacca. Per diradare un po' della nebbia di mistero attorno al volto di Leonardo (ma solo un po') potrà servire la mostra che, a tempo di record, è stata organizzata a Vaglio Basilicata, sui «Ritratti di Leonardo», con 40 opere di pittura, scultura e incisione che, curata da Vezzosi, inaugurerà l'8 aprile. Sul mistero del viso dell'uomo-simbolo del Secondo Millennio, varrà la pena ricordare le parole dello studioso Maurizio Marini che, a proposito del dipinto salernitano, proprio sulle pagine de «Il Tempo» parecchie settimane fa scriveva: «Non bastano una barba fluente e uno sguardo, certamente non interrogativo, ma angosciato dall'incertezza esecutiva ("Monna Lisa" è tutt'altra cosa!), per fare "Leonardo"!».

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