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«Il futuro guarda verso Oriente»

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Avv.Emmanuele F. M. Emanuele. «Un allestimento innovativo - ci racconta - per calare l'opera nel contesto che la racchiude, ovvero nella sua realtà. Ho ricreato la città di Tokyo così come era in quel primo '800 quando la vedevano gli occhi di Hiroshige». Una sorta di «metodo Stanislavskij» applicato all'arte? «Non ci avevo pensato in questi termini ma è proprio così». Dopo la grande mostra sull'Impero Cinese e la Città proibita ancora un'attenzione particolare della Fondazione Roma, di cui è Presidente, verso Oriente? «Certo! Il pendolo della storia si è finora mosso verso Occidente è il momento ora di guardare a Oriente. Il futuro del mondo si gioca sul piano del dialogo con questi Paesi». Quest'anno il Museo Fondazione Roma da lei fortemente voluto festeggia i suoi primi dieci anni. Qual è il bilancio di questo viaggio alla scoperta dell'arte? «Non posso che essere soddisfatto, abbiamo allestito 28 importanti mostre in dieci anni. Gli impressionisti, i surrealisti, la Russia con Fabergè e Malevic e l'ultima appena conclusa da Rembrandt a Vermeer che ha registrato più di mille visitatori al giorno». Ma la Fondazione, lo ricordiamo, non è solo arte... «È bene sottolinearlo: ho voluto ampliare con la mia presidenza la storica vocazione in campo sanitario della Fondazione Roma all'Istruzione, alla Ricerca Scientifica e soprattutto all'Arte. Questi campi oggi la caratterizzano: sono strumenti di conoscenza e di dialogo e movimentano l'offerta culturale di Roma, avvicinandola alle più grandi capitali del mondo». Concretamente? «Abbiamo stanziato in favore di scuole pubbliche 18 milioni di euro per le medie inferiori e 15 per i licei per la realizzazione di aule multimediali. E ancora 20 milioni destinati agli ospedali per l'acquisto di macchinari d'avanguardia nelle province di Roma, Latina e Frosinone. È la nostra vocazione, il no-profit che offre risposte che lo Stato non dà». Progetti futuri? «Le mostre di Vacchi, D'Orazio e Hopper per l'Arte e poi la Ricerca applicata alle cellule staminali per la cura dell'Alzheimer». Occhio attento all'arte, scrittore di libri dal welfare alle raccolte di poesie, professore ed avvocato con un'attenzione, oggi più che mai rara, alle nuove generazioni: da dove trae origine tutto ciò? «Da bambino ho avuto la fortuna di avere due genitori che mi hanno educato al bello, ho visitato il mondo imparando a guardarlo oltre i confini: è un imprinting che ho trasferito alla Fondazione, bisogna educare i giovani al bello e soprattutto al dialogo fra popoli, solo così è possibile un futuro».

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