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L'impero dei sensi è qui, a un niente da me. Cristina ...

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Peccato che non mi veda. Per l'eternità di un istante mi ero illuso di essere l'eletto, il messo diplomatico di quei milioni che avevano reso il video della sua prima doccia nella Casa uno dei più cliccati al mondo. Invece sono solo uno dei tanti "nominati" dalla sorte. A dividerci per sempre è una lastra di cristallo: dalla sua parte è uno specchio, dalla mia un vetro. Benvenuti (quasi) dentro la dimora del Grande Fratello. Per arrivarci ho dovuto attraversare una New York di fine ottocento, oltrepassare un treno parcheggiato dietro una staccionata, costeggiare un canyon da Far West, superare l'Assisi dei giorni santi di Francesco. Perché il reality dei reality non può che trovare spazio nel regno della cartapesta e della finzione, su una collinetta brulla al margine di Cinecittà. Alla fine approdo in un corridoio buio, a metà fra la catacomba e il rifugio di una setta satanica. Corre per tutto il perimetro dell'edificio. È un intercapedine dove stazionano le spie mediatiche, lì di corvée per conto dei telespettatori. Mi hanno chiesto di vestire di scuro, tra drappi neri alle pareti e voci bisbigliate. Passando per il giardino, mi ero sorpreso notando facce sconosciute nel soggiorno: vuoi vedere che parte della Casa è subaffittata? Macché, erano solo tecnici intenti a riparare luci fulminate: i "ragazzi" erano stati rinchiusi nelle stanze da letto. Dove infatti li scorgo, davanti a me, stavolta in tre dimensioni. L'effetto è spiazzante, a metà fra un peep-show di Amsterdam e gli ambienti protetti del bioparco: dentro, qui davanti, spaparanzati in vari mucchi sui letti, ecco i fancazzisti. Per trovarne 15 (più in là, forse, ne arriveranno altri) che pensassero a "sol" come una preposizione, "Mignolo" uno dei sette nani, e sciorinassero per l'Inno nazionale manciate di strofe a caso, ne hanno provinati 15mila. Uno su mille ce la fa. Veri, mica taroccati. Compreso quel Marcello della Val Brembana che porta i capelli tagliati con il trincetto come il Sordi del "Bello, onesto, emigrato Australia": inutile chiedergli chi erano i Beatles. Nella sua pronuncia, suonano come l'interruttore del confessionale. Qui, nel tenebroso "acquario", ti senti un voyeur, o il guardiano di una specie in via di estinzione. Trentasei cameramen passano otto ore a testa in questo interstizio, vestiti come becchini. Uno di loro, una volta, picchiò sul vetro, esasperato dai concorrenti che si lanciavano gavettoni: fu licenziato in tronco. Accanto a me ce n'è uno che impreca contro Gianluca, il playboy napoletano: «E nun te moveeee!!», soffia, mentre tenta di inquadrarlo. In questa lotta tra esigenze opposte, ai reclusi si rimprovera di sgranchirsi un po'. Eppure, una volta buttati fuori, sono tutti inevitabilmente colpiti dal "mal di casa": li portano in macchina a far interviste, e quelli vomitano subito. Il mondo continua a muoversi, anche in loro assenza. Qui dentro, invece, non c'è molto da fare, se non sbranarsi per un pugno di riso o aderire ai movimenti interiori, cercando alleanze sentimentali o una messa a terra per l'elettricità ormonale. Perché, anche se l'alloggio misura 1600 metri quadrati (più quelli di un misterioso tugurio in cui finiranno due concorrenti nella puntata di stasera), ci vogliono davvero tanta resistenza e ambizione per non scappare dopo due giorni, in preda a panico e claustrofobia. Succede in vacanza con gli amici, figurarsi qui, dove puoi trovare qualcuno che ti sta sugli zebedei. Dicono gli autori: la convivenza forzata amplifica ogni sensazione. Ma qualcosa non quadra. Ecco Vanessa, a mezzo metro dal mio naso. È sul letto con il suo beneamato, quel finto Tomcruise di nome Marco. Lei è in bikini, sdraiata sopra di lui. Comincia a fargli dei grattini in zona addominale, ma il presunto tombeur rimane tombato sulle lenzuola. Mezz'ora dopo, al termine del giro di perlustrazione, li ritroviamo nella stessa posizione. Vanessa gli ha massaggiato la schiena con una crema che evidentemente deve essere al bromuro. Qualunque bipede post-neanderthaliano, o anche solo un gibbone narcotizzato da una siringa, avrebbero fatto registrare una qualche reazione virile. Lui niente, un gatto castrato. La signorina è inquieta: vorrebbe Marchino il calciatore (che cederà solo dopo 24 ore), ma nel frattempo si è lasciata baciare dal camallo Alberto, che però è insidiato dalla gattamorta Annachiara, insomma 'ndo cojo cojo, o quasi. A patto di capire chi bara sulla propria sessualità: se Siria è genuinamente bisex, Leonia non è - giurano - per niente lesbica. Su Youtube una sua presunta fidanzata aveva diffuso un video rivelatore: vi partecipavano pure la macellaia panterona di Ottavia e la mamma, ma pare fosse una specie di "favore" all'amica, un'artista di quartiere o giù di lì. Nel trenino dell'amore, dove la bionda Federica strilla come la Cindy Lauper prima maniera, sempre appitonata al lunare Nicola, la figura migliore la fa il cieco Gerry (che se non fa qualche cacchiata stravince il gioco): lui le persone non le vede, però le percepisce. E tutti sono conquistati dalla sua sensibilità. Tanto che Cristina gli ha concesso di dare una toccatina alle supertette, promettendogli un'esplorazione più approfondita. Eccola ancora, la maggiorata che ha pianto quando ha dovuto rivelare in diretta il suo passato di lap dancer: incuriosisce la mamma (ottava misura di seno) che prima aveva sostenuto di ignorare la sua attività («Ma ora capisco come si è pagata il chirurgo plastico»), e poi ha ammesso di aver sempre saputo tutto, e di esserne andata fiera. Cri, velina mancata ma - sussurrano - segnalata in alto loco, è qui in cucina: improvvisamente, dopo essersi data l'ennesima controllatina allo chassis, intona a tutta voce "Bella stronzaaaaaaaa", il classico con cui Marco Masini salutò l'ex fidanzata, che a lui aveva preferito il palco del Bagaglino. Accanto a lei Daniela, l'hostess-chanteuse, che stasera affronterà in diretta urbi et orbi il suo destino. Processata una settimana fa dal solerte Signorini (tutto giusto, ma una parolina sulle liquidazioni d'oro dei boiardi Alitalia avrebbe giovato), e nelle scorse ore minacciata di "sanzioni severe e intransigenti" da Colaninno, dovrà dire alla Marcuzzi se intende restare dietro la porta rossa o tornare a indicare le uscite di emergenza ai passeggeri. In caso di tracollo emotivo, gli autori sono pronti a rivoluzionare la scaletta. Dentro la Casa, per fortuna, non ci sono cappi e nodi scorsoi, anche se uno dei sessanta monitor perennemente accesi in regia è quello della toilette. Lì muore ogni privacy: in passato qualcuno volle difendere la solitudine del wc con un sombrero in capo, e in tanti rinunciano a partecipare, quando gli vien detto che anche i bisogni corporali diventano materiale da visionare. Perché tutto, nella drammaturgia del Grande Fratello, può tornare utile. Nel confessionale i ragazzi vengono scandagliati dagli autori e da uno psicologo: sostenuti, sì. Ma per lavorare sulle storie, in questo cast che la produzione definisce "fortissimo", si scava incessantemente. Il tema di quest'anno sembrerebbe essere il padre: in tanti nella Casa l'hanno perso, o ne sono stati abbandonati, e ne soffrono. Salvo poi reagire glacialmente come Vanessa la settimana scorsa, quando le hanno buttato il papà in braccio dopo nove anni di assenza. Ci fosse stata la busta della De Filippi, l'avrebbe chiusa. A volte manca tutta una famiglia: come a Ferdi, spiaggiato e poi felicemente inserito nelle Marche dopo la traversata dell'Adriatico in gommone. Stasera Alessia gli dirà se vuole saperne di più, del suo passato. Quando si era diffusa la voce che uno dei protagonisti del Gf9 sarebbe stato un "rom", alcuni sedicenti rappresentanti delle comunità nomadi della Capitale si sono presentati qui a Cinecittà: per chiedere delucidazioni, e chissà cos'altro. In una edizione che non ha ancora visto "assalti" all'area della Casa via cielo o terra, i responsabili incrociano le dita e sperano che nessuno venga a procurare noie. Intanto, fuori dello studio della diretta, la Marcuzzi si allontana verso il West, mordicchiando una mela. A modo suo, anche questo è da impero dei sensi.

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