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Lucarelli, scrittore fra mistery e noir

carlo lucarelli

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Cronista di «nera» ed esperto di criminologia, Lucarelli è considerato creatore di una variante del genere nota come «letteratura del mistero» e non solo. Quest'anno è tornato in libreria con l'Ottava vibrazione, un romanzo storico sul colonialismo straccione dell'Italia di Crispi. Ha appena concluso in TV la nona serie di «Blu Notte», il seguitissimo programma di approfondimento e ricostruzione delle più controverse vicende della storia d'Italia. Conduce su Radiodj, «djGiallo» per raccontare i misteri dei protagonisti del rock ed ha prestato la sua immagine a Cornelio Bizzarro - delitti d'autore, un personaggio di fumetti fra mistery e noir, uno scrittore che indaga su casi bizzarri e controversi. Domenica, infine, ha concluso il festival del giallo «Politicamente scorretto», alla IV Edizione, curato insieme a «Casalecchio delle Culture». Cosa rappresenta per lei questo evento, una pausa di riflessione, un'opportunità di approfondimento per i suoi diversi registri narrativi? "È tutte queste cose. Uno spunto di riflessione per attingere idee e materiali nuovi, prendo appunti fino a riempirne un taccuino intero. All'inizio era un appuntamento sul "genere" poi è diventato tanto altro. Si è cominciato con gli scrittori di Palermo per poi far diventare istituzionale il tema delle mafie. Si analizza se il noir è diventato romanzo sociale di denuncia e se si fa denuncia politica. Si indaga se il giallo racconta questa realtà scomoda e di quanto sia scomoda anche attraverso i protagonisti. Si va a riflettere insieme alla controparte che indaga e per questo si fanno incontri e confronti tra gli autori, i magistrati e i protagonisti della lotta quotidiana alle mafie".   Il noir è quindi politicamente scorretto?   "Certo, ma non per tutti gli autori. Alcuni non lo sono, mentre altri come Carlotto, Machiavelli, Patrik Foglie ed io stesso cerchiamo di esserlo".   Sa mescolare sapientemente i generi, ma si sente giallista o scrittore di noir? "Mi sento uno scrittore. In genere viene un'idea e mi va di raccontarla, uso spesso la tecnica del giallo, della sospensione e del mistero, ma con l'ultimo romanzo posso essere definito anche uno scrittore storico del periodo coloniale".   Dopo anni di limbo e considerazione da ghetto oggi il giallo sta avendo un exploit commerciale grazie a Camilleri, De Cataldo e lei stesso, quali le ragioni di tale successo? "Da una parte c'era un buco di interesse per le storie inquietanti, che c'era, ed ecco che sono arrivati questi a raccontarle. Ma c'erano e scrivevano già da 20 anni, sono stati i critici ad accorgersene in ritardo".   È solo una moda? "Tutto oggi è moda e può essere superata. Funziona finché ci sono scrittori che hanno cose interessanti da raccontare. Il genere lo fanno gli autori".   Immaginava agli inizi di avere così tanto successo? "Non lo sospettavo neanche. Oggi questo mi dà la possibilità di scrivere ciò che voglio e mi gratifica che le mie storie vengano lette e ascoltate da tanta gente".   Sa che spesso i suoi libri vengono usati dai docenti per motivare i giovani alla lettura? "I gialli sono oggi i nuovi libri di avventura, per questo li leggono. Cominciano da qui per poi magari passare a Kfaka, non avviene mai il contrario".   Quando inizia a scrivere sa da subito chi nella trama sarà l'assassino? "Non è possibile saperlo. Si comincia a raccontare. Vedo che succede e seguo dove va la storia. La prima stesura è di attesa poi si riscrive più e più volte. Leggerla ad altri mi impone di riflettere, mi serve a cambiare e ad insistere su certi aspetti, lasciarne alcuni ed eliminarne altri. La fine arriva dalla storia stessa".   Passa facilmente dalla letteratura alla tv, alla radio alla sceneggiatura. Cosa trova più calzante? "Il romanzo certamente, il resto sono esperimenti. Se una legge imponesse di scegliere, non avrei dubbi, scelgo di essere uno scrittore di romanzi".   Quali misteri rimangono che vuole indagare? "Ce ne sono moltissimi: quelli di mafia e le sue connessioni con economia e finanza, quelli del terrorismo, quelli del Vaticano e anche un grande affresco della storia d'Italia degli anni '60 '70. Avrò ancora molto da analizzare e indagare".

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