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La polemica politica rischia di non far capire il danno vero ...

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Disse: "Bisogna denunciare le pagine di vergogna che ci sono nella storia del nostro passato. Bisogna farlo per capire le ragioni per cui per ignavia, indifferenza, complicità e viltà fecero sì che tantissimi italiani nel 1938 nulla facessero per reagire alle infami leggi razziali volute dal fascismo". Da qui la condanna del fascismo come "male assoluto". Da quel momento Fini smise di essere solo leader di una parte e diventò anche uomo di Stato del suo Paese. Siamo nel 2003 e le parole di Fini lasciano traccia profonda nella vita nazionale ma soprattutto si collegano ad altre parole solenni e generose che vengono da tutt'altra parte. È il 25 aprile del '95 e sull' "Unità" Vittorio Foa, intervistato da Bruno Gravagnuolo, dice frasi pesanti: "…l'affermazione della democrazia, dell'eguaglianza, della tolleranza, possono scaturire da sensibilità e da esperienze storiche molteplici. Perché mai dovrei imporre ad un ventenne di oggi lo schema dell'antifascismo! Scelga lui le parole che vuole. Se andranno nel senso dei valori per cui ho lottato, ne sarò ben lieto. …L'antifascismo è un dato storico non metafisico". Un anno dopo le parole del vecchio leader antifascista della sinistra, il neo-presidente della Camera Luciano Violante, nel discorso di insediamento, trova espressioni eccezionali per proporre la pacificazione del paese. Eccole: "Mi chiedo se l'Italia di oggi non debba cominciare a riflettere sui vinti di ieri… occorre sforzarsi di capire, senza revisionismi falsificanti, i motivi per i quali migliaia di ragazzi e soprattutto di ragazze, quando tutto era perduto, si schierarono dalla parte di Salò e non dalla parte dei diritti e delle libertà". Furono parole che fecero scandalo, quasi quanto quelle pronunciate dal presidente della Repubblica, Carlo Azelio Ciampi, il 14 ottobre del 2001 a Lizzano Belvedere: "Questa unità (d'Italia che) sentiamo essenziale per noi, quell'unità, che in fondo oggi, a mezzo secolo di distanza, dobbiamo pur dirlo, era il sentimento che animò molti dei giovani che allora fecero scelte diverse". Anche queste frasi sollevarono scandalo e fecero dire allo scrittore Antonio Tabucchi sull' "Unità" diretta da Furio Colombo che l'"Italia è un Paese alla deriva". Nell'arco di pochi anni quattro uomini coraggiosi, Foa, Violante, Ciampi e Fini, riuscirono a dire parole che penetrarono nella coscienza nazionale e, rispettando il giudizio della storia, collocarono i giusti da una parte riconoscendo ai vinti l'onore del combattimento in buona fede. La polemica odierna rischia di disperdere questa fatica e di dare ragione sia ai nostalgici di destra sia a chi a sinistra non vuole schiodarsi da quello che Foa chiamerebbe l'antifascismo metafisico. È qui l'errore del sindaco di Roma e del ministro della Difesa. Sono intervenuti con estrema superficialità in una materia che richiede leggerezza e saggezza politica. Hanno rimesso indietro le lancette dell'orologio.

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