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Con Ferzan l'ossessione

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diventa strage

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A ispirarlo, questa volta, è stato il bel romanzo di Melania Mazzucco «Un giorno perfetto», duro e terribile ma anche sapiente, attraversato nella sua coralità da echi molto umani. Ozpetek, riscrivendolo per il cinema insieme con Sandro Petraglia, l'ha sfrondato di alcuni personaggi che si evolvevano in parallelo con il nucleo centrale del dramma, ne ha aggiunti, qua e là, degli altri, uno, che era un uomo, importante nel finale, lo ha trasformato in una donna (di particolare sensibilità), il nucleo centrale però, lo ha rispettato quasi alla lettera e così lo spazio maggiore nel film, come del resto nel romanzo, finisce per averlo l'amore di Antonio il poliziotto per una moglie, Emma, da cui, per il suo pessimo carattere, è stato abbandonato, con la conseguenza che adesso lui è rimasto solo nella loro casa vuota e lei è andata a vivere insieme con i due figli, un bambino e una bambina, da una madre meno bisbetica e scostante di quella descritta nel romanzo. Lo spazio di un punto, quello, appunto, che amaramente e ironicamente, Melania Mazzucco definiva come «perfetto». Basta, però, in una Roma da molti risvolti sociali e politici per permetterci di tenere sotto osservazione quel dramma torvo, violento e disperato che oppone Antonio ad Emma, prima con appostamenti sotto la casa della madre di lei, poi con scontri di fronte alla scuola dei bambini, con furie e aggressioni, anche sessuali, all'insegna sempre più della devastante ossessione. È questa ossessione, anche più che nell'originale letterario, la vera nota dominante del film, portata al diapason, tesa fino allo spasimo, così freneticamente martellata e dosata da giustificare, narrativamente e psicologicamente, il bagno di sangue che alla fine la sommergerà. Senza un momento di requie, senza una pausa anche quando, questo o quell'episodio secondario, potrebbe rallentare il clima di tensione che dilaga tutto. Disegna, con dura evidenza, questa ossessione, Valerio Mastandrea che, nelle vesti di Antonio, pur senza mai eccedere, ci propone un personaggio al limite addirittura dello strazio. Gli tien testa magnificamente Isabella Ferrari che, specie in un finale del tutto nuovo, attinge a vette di scabra tragicità. Non dimentico, anche se di sfondo, Stefania Sandrelli, Monica Guerritore, Angela Finocchiaro. Un terzetto di donne spesso straordinario.

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