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Paola Pariset Si ride una volta ...

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Tali beni fanno ora parte della Fondazione Rossini di Pesaro, che da trent'anni svolge un immane lavoro di restituzione critica degli originali rossiniani - ha collaborato a lungo Bruno Cagli, presidente dell'Accademia di S.Cecilia a Roma, insignito della cittadinanza onoraria pesarese - che confluiscono nell'annuale rassegna Rossini Opera Festival, ormai Patrimonio dell'Umanità per l'Unesco. «Torrente d'ilarità» con crescendo strumentali e vertigini canore è definita la produzione buffa di Rossini, culmine dell'opera italiana del '700: «L'equivoco stravagante» ne è esempio massimo, eseguito dall'Orchestra Haydn di Trento diretta da Umberto Benedetti Michelangeli (figlio del grande pianista), con regìa di Emilio Sagi, con la Prudenskaja nel ruolo di Ernestina, Bruno De Simone in quello di Gamberotto e il valente Marco Vinco (Buralicchio) già interprete del «Don Giovanni» mozartiano all'Opera di Roma nel 2006. «Ermione» (1819) e «Maometto II» (1820) - quest'ultimo in scena a Pesaro ancora domani - rientrano fra le opere serie di Rossini, che è merito del ROF aver lanciato a livello mondiale. Tra gli interpreti di prestigio, il figlio e il nipote di Claudio Abbado, Roberto e Daniele, direttore d'orchestra e regista in «Ermione»: indi Sonia Ganassi (Ermione), Antonino Siragusa (Oreste), il contralto Daniela Barcellona nel ruolo «en travesti» di Calbo in «Maometto II», rossiniana doc fin dall'indimenticabile Tancredi del ROF 1999, ed ancora l'insuperato basso Michele Pertusi, Maometto II, trionfatore della prima ora nel ROF. Ed in novembre, tutti a Tokyo, con «Otello» e «Maometto II», diretti da Gustav Kuhn.

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