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Monica Bellucci incanta Cannes. Giordana: "In tv solo sentimenti finti"

Monica Bellucci

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Intanto anche ieri gli italiani hanno fatto la loro Montees des Marches con "Sanguepazzo" - fuori concorso - di Marco Tullio Giordana, con Monica Bellucci e Luca Zingaretti, interpreti della coppia per eccellenza del cinema fascista, Luisa Ferida e Osvaldo Valenti; mentre Alessio Boni è un regista appassionato e omosessuale. Il film rievoca la storia decadente di due stelle finite nella polvere e fucilate dai partigiani nel '45 a Milano, cinque giorni dopo Piazzale Loreto, proprio quando la furia antifascista esplose. Senza un processo vero, furono accusati di aver fatto parte della famigerata banda di Pietro Koch, che a Villa Triste torturava orrendamente partigiani o presunti tali dopo aver fatto lo stesso alla pensione Jaccarino a Roma. Prodotto da Angelo Barbagallo della Bibì e dalla francese Paradis con Rai Fiction, Rai Cinema e Canal +, il film sarà nelle sale venerdì distribuito dalla 01 e poi programmato in una versione più lunga e persino più spregiudicata in tv. Giordana, che ha scritto la sceneggiatura con Colonna e Ungari, ricostruisce le loro vite perse nella cocaina e nei giochi amorosi di gruppo, dove la Bellucci è alle prese anche con un bacio saffico. "A Luigi Lo Cascio, che appare solo in una scena finale, quando mettendo il cartello ai cadaveri dice "abbiamo fatto giustizia", ho messo in bocca una battuta su cui poggia il film e non è detta con sarcasmo ma con il punto interrogativo perché quelle uccisioni non furono atti di giustizia: la madre di Luisa Ferida ottenne persino la pensione di guerra - ha spiegato ieri Giordana -. Ma dopo una guerra civile occorre voltare pagina più in fretta possibile, altrimenti si continueranno a vedere certi gesti, come il saluto romano sulla scalinata del Campidoglio per la vittoria di Gianni Alemanno a sindaco di Roma. Ho raccontato una pagina oscura che rivela il conflitto tra arte e potere ed ho usato i materiali storici in piena libertà. Il confronto da fare oggi è tra l'industria del cinema del Ventennio e la fiction tv, entrambe non producono ideologie, ma creano il gusto agli spettatori per indirizzarli a comprare i prodotti degli spot. Le fiction sono piene di buoni finti sentimenti, in linea con gli italiani che proclamano l'amore per la famiglia e sono pieni di amanti; che dicono di amare i giovani, invece sono vecchi arroccati al potere imbottiti di Viagra, pronti a rubare ai giovani soldi, futuro e ragazzine. L'onda lunga del conformismo, prima di arrivare ai giornali e al cinema, toccherà la tv. Rimpiangerete il mio "Sanguepazzo" perché presto arriveranno i film revisionisti. Ma, come ho dimostrato con "La meglio gioventù", si può fare qualcosa di diverso in tv. Mi sta a cuore la cultura e la formazione delle idee più di tutto, ritengo il cinema una delle poche cose di cui in Italia possiamo essere orgogliosi. Non riusciranno a demolirlo". La Bellucci, che ha ricevuto il Gérard (l'equivalente francese dei Razzie, gli Oscar per i peggiori film) e non conosceva la storia di Luisa Ferida, ha poi aggiunto di essere entrata "nel personaggio in modo animalesco, interpretando la passione, il dolore e l'amore di una donna d'altri tempi che mi sembrava di conoscere perché usciva da un racconto di mia nonna". In concorso ieri sulla Croisette sono tornati anche i fratelli belgi Jean Pierre e Luc Dardenne con "Il silenzio di Lorna", storia di emigrazione, violenza e miseria. Nel film, coprodotto e distribuito in Italia da Lucky Red in autunno, c'è l'albanese Lorna (Arta Dobroschi) che accetta di sposare il tossico Claudy (Jeremie Reniere) per avere subito la nazionalità belga, coinvolta in questo progetto da un poco di buono (Fabrizio Rongione). Per Luc Dardenne, "il personaggio di Lorna diventa sempre più umano e positivo durante tutta la trama che si rivela alla fine una storia d'amore e di riscatto umano".

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