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Addio Cascella, artista monumentale

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Aveva 87 anni ed era nato a Pescara, da giovanissimo si era trasferito a Roma

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Nato il 2 febbraio 1921 a Pescara, città da lui amatissima e per la quale, sempre ricambiato, lavorerà con passione, Cascella si avvicina alla pittura fin da giovanissimo seguendo il padre Tommaso e il fratello Andrea. Per approfondire le sue conoscenze, nel 1938 si trasferisce a Roma, dove si iscrive all'Accademia di Belle Arti per seguire i corsi di Ferruccio Ferrazzi. Poco più che ventenne partecipa, nel 1943, alla Quadriennale di Roma e nel 1948 è invitato alla prima Biennale di Venezia del periodo post-bellico. Sono gli anni in cui, insieme ad Andrea, lavora in una fornace per la ceramica e con questo materiale realizza le prime opere di grande formato. Ancora alla Biennale nel '56, Pietro va progressivamente maturando il suo distacco dalla pittura per trovare nell'espressione plastica la cifra della sua arte. Nel 1958 concepisce insieme al fratello e all'architetto Julio Lafuente il progetto per il monumento di Auschwitz, che sarà realizzato nove anni dopo su un nuovo disegno interamente ideato da Pietro (e con il progetto dell'architetto Giorgio Simoncini). Intanto l'incontro a Roma con l'artista cileno Sebastian Matta lo porta a elaborare quadri-scultura surreali. Le sue sculture si presentano composte da masse pietrificate levigate, aspre o corrose con accenni di base cubista ed elementi di purismo geometrico. Il carattere monumentale, presente anche nelle sculture di piccole dimensioni, traduce il senso di potenza ed energia, che si richiama alla grande tradizione arcaica dell'arte. Protagonista di molte personali in Italia e all'estero, Cascella realizza negli anni '70 opere di grande importanza, come l'Arco della Pace di Tel Aviv. Tra le sculture monumentali degli anni '80 vi sono invece Cento Anni di lavoro allo stabilimento Barilla a Parma, la piazza di Milano Tre e la Nave per la città di Pescara, dove ieri tutte le bandiere erano a mezz'asta e dove, secondo il progetto dell'artista, sarà realizzato il suo ultimo sogno: la «Porta della città». Nel decennio successivo, realizza grandi opere come l'Agorà all'Università di Chieti, il Monumento della via Emilia a Parma, la Porta della Sapienza a Pisa, l'Ara del Sole a Ingurtosu in Sardegna, il Teatro della Germinazione nel Parco Nazionale d'Abruzzo.

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