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La poetica realtà della guerra

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Lo compie, a bordo di un taxi, una giovane donna, Zeina, da poco divorziata, allo scopo di avere notizie del proprio bambino che, per non turbarlo con l'esplosione dei suoi problemi coniugali, aveva mandato nel sud in casa di una sorella. Adesso, però, la guerra ha interrotto tutte le comunicazioni e lei, ansiosa, mentre viaggia cerca di ottenere qualche notizia tramite il cellulare rivolgendosi ad amici e ad autorità. La coadiuva, prima restio poi sempre più partecipe, l'autista del taxi, molti diverso da lei, non solo per le differenze di classe ma perché mentre una è musulmana sciita l'altro è cristiano. Queste differenze, tuttavia, all'inizio molto accentuate (Zeina è distante, altera, diffidente), con il proseguire del viaggio a poco a poco si attenuano dando persino luogo, a un certo momento, a un rapporto quasi sentimentale, pur sempre trattenuto e sospeso in entrambi. Anche quando mancherà del tutto un lieto fine. Un dramma ma anche un documento. Se ne è assunta la responsabilità un regista franco-libanese, Philippe Aractingi, con una carriera molto apprezzata alle spalle proprio come documentarista. Due soli attori, chiamati a interpretare i protagonisti, persone vere tutti gli altri, scelti nei luoghi stessi dove l'azione si svolge, tra le professioni che li vediamo ricoprire, negli incontri fortuiti lungo il viaggio. E vere le cornici. Per un verso un Libano in macerie, città e villaggi dilaniati dai combattimenti, per un altro, degli sfondi ancora intatti, ripresi con tutto il rispetto e l'affetto per una natura prodiga di bellezze, in riva al mare, sulle montagne, fra le distese di campi illuminati dalle albe o incendiati dai tramonti. Con meditato equilibrio sia, appunto, nella evocazione dei panorami attorno, anche quelli traboccanti di macerie, sia nel disegno di quel rapporto fra i due viaggiatori punteggiato, ad ogni svolta, dall'enunciazione di reciproci problemi, egualmente laceranti e dolorosi. Un film che, salvo alcuni momenti un po' troppo didascalici, convince e persino commuove. Con uno stile che, al realismo più aspro, sa affiancare la poesia. Senza fratture.

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