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Un muro duro da abbattere

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A Cipro, una delle più grandi isole del Mediterraneo, 715 mila abitanti, ancora c'è un muro, oggi che tutti i muri d'Europa, finalmente, sono caduti. Cipro, un'isola di antica e particolare civiltà: geograficamente fa decisamente parte dell'Asia, culturalmente è tutta europea, con un tocco architettonico splendidamente legato a Venezia che, per lunghi anni, l'occupò. Il muro di Cipro ha origine, un po' come tutti i muri del Novecento, tra le ceneri della seconda Guerra Mondiale. All'alba del 1946 Cipro si presentò come un'isola strategicamente importantissima e politicamente sotto il controllo della Gran Bretagna. Aveva due anime: una legata alla Grecia, fortemente rappresentata e unita sotto la bandiera del credo Ortodosso e una che, invece, guardava alla vicina Turchia. Gli anni Cinquanta trascorsero sanguinosi e travagliati: le fazioni, forti del legame con i due grandi Paesi, sembravano non voler cedere un millimetro le une alle altre. Parve che Grecia e Turchia potessero trovare un equilibrio nell'indipendenza dell'isola, con il beneplacito degli inglesi che non avrebbero comunque, e ancora oggi non l'hanno fatto, rinunciato ad importanti basi militari. Nel 1960 viene fondata, con costituzione autonoma, la Repubblica di Cipro. L'arcivescovo greco Makarios fu eletto presidente e il turco Kucuc assunse la vicepresidenza. Erano tempi duri, per tutto il mondo. L'indipendenza non fermò le violenze tra i due gruppi etnici: da una parte si parlava greco, dall'altra turco e non ci si scambiavano complimenti. Dopo un 1963 denso di scontri arrivarono i caschi blu dell'Onu. E ancora sono lì. Nel '74 la Grecia dei colonnelli appoggiò un colpo di stato tentando di annettersi l'isola. Come risposta la Turchia fece sbarcare un contingente militare che occupò la parte nord. Fu allora che arrivò il muro: orrendo e pietoso, che divideva e impediva lo scorrere del sangue. Il 15 novembre 1983 fu proclamata la Repubblica Turca di Cipro Nord, mai riconosciuta da alcun Paese del pianeta, se non dalla Turchia. Si arriva nel Terzo Millennio, le menti si snebbiano e partono, zoppicando, negoziati per superare quella contrapposizione per molti ormai priva di senso. Con l'abbattimento della barriera di ieri, un muro di discreto alluminio, che da un po' aveva sostituito quello più sconfortante di cemento, si è giunti al preludio di negoziati per porre fine a questa spaccatura. Una divisione che, con l'ingresso di Cipro nell'Unione Europea, dal 1 maggio 2004, appare un assurdo anacronismo. L'apertura di Ledra Street era stata decisa nell'incontro del 21 marzo scorso, il primo, tra il nuovo presidente cipriota Dimitris Christofias e il premier turco-cipriota Talat, che si sono anche accordati per rivedersi a breve con l'obiettivo di rilanciare il processo di riunificazione dell'isola. Questo evento fortemente simbolico suggella un cambiamento di clima dopo quattro anni di impasse nel processo di pace. Dopo il lungo blocco dei colloqui l'elezione a febbraio di Christofias alla presidenza della Repubblica di Cipro ha rilanciato le speranze di una soluzione alla questione cipriota. E alla caduta, definitiva, di tutti i muri del pianeta.

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