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«L'amore è l'unica medicina»

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Ha ancora voglia di sperare? «La speranza per me è la forza di questo libro. L'ho scritto proprio perché a me sono accadute cose meravigliose. Impossibile raccontare quello che ho potuto recepire in questi anni, sono rimasta abbastanza isolata, come se fossi stata in ritiro in Tibet. Comunque una sorta di benedizione, quasi. Ho voluto raccontare questa mia esperienza come un messaggio d'amore». Scrivere è stato un percorso di terapia? «Viviamo la nostra vita quotidiana senza mai comprendere quello che siamo in questa vita, cosa ci stiamo a fare in questo mondo. Chi ha tempo pensa. Io ho avuto molto tempo. Nascono delle cose che forse neanche io se fossi stata in piedi e sana avrei messo a fuoco. Sono felice di questa esperienza, è come un dono». Dove e come trova ogni giorno la forza di andare avanti? «La vita stessa è una grande forza. È così bella. Sto migliorando ora. Ovviamente il dolore ce l'ho sempre. La speranza è, come si dice, proprio l'ultima a morire. Spero aprano dei centri, vadano avanti le ricerche. Deve succedere qualcosa che mi possa dare la possibilità di recuperare una vita almeno normale». Le piace il mondo? «Viviamo in un mondo talmente meraviglioso, tantissimo meraviglioso, ma noi umani lo stiamo massacrando a poco a poco». Nel suo libro scrive «non è importante tanto che cosa ti accade ma piuttosto come lo vivi» cioè... «Bisogna lasciarsi andare, tentare di non opporsi a quello che è il nostro destino. Accettare una forma d'amore talmente difficile da recepire e l'amore della vita per chi ti sta accanto, per chi ha dei figli ti dà la forza di accettare anche con serenità quello che questa vita ti offre. Quando si è in difficoltà la più grande medicina è l'amore. L'amore di chi ti è accanto. È una grande forza, è la medicina che può curare anche i tuoi mali più grandi». Qual è il percorso necessario per cogliere la dimensione dell'esistenza del divino, per sentire che ci sono cose anche al di fuori delle regole e lei ne parla ampiamente in questo libro? «Io non le ho cercate si sono presentate a me. Forse, purtroppo, bisogna toccare il fondo per capire piccoli frammenti che è come se passassero all'improvviso. Arrivano da sensazioni così forti che captano in un secondo qualcosa che è nel tuo cervello, che è difficile da descrivere. Ci vuole una grande apertura. Bisogna avere il cuore aperto, la mente aperta e avere la sensazione di non cadere nel voler metabolizzare il dolore a tutti i costi in una maniera positiva. A me è successo qualcosa che ha toccato veramente il cuore, mi ha dato la sensazione, in tante piccole situazioni, il libro, le testimonianze gli incontri le strane coincidenze che mi hanno fatto pensare che se si vuole mettere a fuoco qualcosa, qualcosa si vede. Insomma bisogna avere un terzo occhio. La vita è tutta una trama particolare dove dietro ci sono tutti fili aggrovigliati ma dall'altra parte del ricamo c'è un bellissimo disegno e io sono riuscita e riesco a vedere questo disegno». Ha più fede ora o ne aveva più prima? «Ne ho sempre avuta». E poi la vita le ha regalato un profondissimo dispiacere, oggi qualche anno è passato. Scrive libri interessantissimi. Di quel passato cosa le è rimasto? «Amavo, amo e amerò sempre la vita. Il passato aiuta a costruire il presente. Tante disavventure mi son capitate, ma ho trovato me stessa anche perché non andavo, nel passato, molto d'accordo con me stessa. Non so per quale motivo ho sempre una grande fiducia, una forza che a volte sorprende anche me».

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