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Vaporidis, io Blues Brother per amore di una cinese

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E il giovane divo punta in alto quando dice che semmai «si sente più vicino ai Blues Brothers, oppure a "Ritorno al futuro", dove Michael J. Fox col sogno della rockband si esibisce sul palco. Mentre D'Angelo e Ranieri erano veri cantanti e la musica nei loro film aveva un valore più alto. Nel film io e Massimiliano Bruno siamo due cialtroni che provano a mettere su un complesso rock e lo fanno con quel poco che hanno a disposizione. Tutto è giocato sulla comicità più che sull'idea di avere un futuro da cantanti. Devo ringraziare la pazienza di Daniele Silvestri per le mie performance». Il film - sceneggiato tra gli altri da Fausto Brizzi già regista del fortunato "Notte prima degli esami" - è ambientato nel quartiere romano dell'Esquilino, dove Massimo (Vaporidis) e il suo amico Andrea (Massimiliano Bruno) lavorano in una ditta di Pompe Funebri del padre di Massimo (Maurizio Mattioli). Ma i due ragazzi che, per il loro particolare lavoro vestono proprio come i Blues Brothers, condividono con questi anche la passione della musica e sognano un gruppo rock che potrebbe riscattare il loro lavoro poco allegro. Ma per fare il salto di qualità il discografico Cicchilitti (Franco Califano) gli chiede di trovare una front-woman etnica, una cinese. E così appare Jing (Valentina Izumi, attrice in realtà di padre sardo e madre giapponese) che sa cantare. Dopo gli inevitabili equivoci propri della commedia all'italiana, tra Massimo (Vaporidis) e Jinz (Izumi) sboccia l'amore e un finale roseo. Nel cast del film con le musiche di Daniele Silvestri, anche Ilaria Spada, Tiziana Cruciani, Francesco Pannofino e un cameo del giornalista Giovanni Floris nei panni di un cassiere del supermercato (e non a caso i due registi hanno collaborato a "Ballarò"). «Con i Blues Brothers il riferimento è alto, ma ci abbiamo pensato spesso io e Bruno. Anche se questo film è più basato sulla comicità che sulla musica - ha detto Vaporidis -. Ho 26 anni e non potrei certo fare il ruolo del padre, non sarei credibile. Pensando a Mastroianni, Sordi, Totò, non si può essere snob verso la commedia. Non ci sono solo i "Moccia boys" e anche con il nostro film si possono raccontare cose serie perché quando la commedia è intelligente fa riflettere». I registi di "Incantesimo napoletano" (2001), che non hanno nascosto di essersi ispirati per questa pellicola a "East is East" e a "Il mio grosso grasso matrimonio greco", negano di aver però abbassato il loro target con questo film "giovanilistico".

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