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Laika, la cagnetta che visse nello spazio Per pochi minuti

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Insomma, colui che ha fatto entrare il mondo nell'era cosmica Ma non ebbe mai nel suo paese, che allora si chiamava Unione Sovietica, i riconoscimenti che si meritava. Anzi, fino alla sua morte, per il gusto del segreto che a quei tempi era dominante, fu costretto a essere Signor Nessuno. Il Comitato dei Nobel avrebbe voluto assegnargli il premio per la fisica. Ma quando si rivolsero a Kruscev per conoscere il nome di colui che aveva mandato un uomo nello spazio, la risposta fu : "È stato il popolo sovietico". Il solo riconoscimento che ebbe fu postumo, quando decisero di inumare le sue ceneri nella muraglia del Cremlino, accanto ad altri grandi personaggi dell'era sovietica, una sorta di rivincita per un uomo che aveva conosciuto la detenzione in un Gulag staliniano». Chi racconta queste cose è la figlia unica dello scienziato, Natalia Korolieva, di professione chirurgo, cinquant'anni dopo il lancio del primo Sputnik (4 ottobre 1957) e dello Sputnik 2 con a bordo la cagnetta Laika (il 3 novembre successivo). Nato nel 1907 nel seno di una famiglia ucraina, Serghei Koroliev si rivela fin da piccolo un genio della matematica. Si diploma in ingegneria ed entra in una officina aeronautica. Nel 1927 con altri giovani di molto entusiasmo e di belle speranze fonda un Gruppo di studio per la propulsione a reazione. Dei giovani che fra di loro si chiamano "i lunatici", e manifestano una ammirazione sconfinata per il matematico Kostantin Tsiolkovski che già agli inizi del '900 ha cercato, senza successo, di spedire un razzo nello spazio. C'è Stalin al potere e sono anni duri per l'Urss. Nel 1938 nel quadro di una purga contro i cosiddetti "ingenieri borghesi", Serghei Koroliev viene arrestato e condannato a dieci anni di lavori forzati nel Gulag di Kolyma, nella Siberia orientale. È la guerra a farlo uscire in anticipo. Impressionato dalle V2 che la Germania lancia su Londra, lo Stato Maggiore sovietico pensa di dover costruire qualcosa di simile, ed ha bisogno di cervelli per realizzare l'impresa. Koroliev viene condotto a Mosca e chiuso nella prigione della Butirka. Di giorno lavora in una officina aeronautica, e la sera ritorna in cella. È qui che la moglie gli manda dei viveri per supplire alla scarsità del vitto della prigione. Ricorda la figlia: «Nel Gulag mio padre aveva perso venti chili. Io avevo cinque anni, e lo sentii parlare delle sue traversie con mia madre». La guerra finisce. Segue la guerra fredda, e dall'una come dall'altra parte comincia una corsa ventre a terra a costruire dei missili a testata nucleare in grado di raggiungere i paesi adesso diventati avversari. È in questo clima che Koroliev ottiene finalmente la piena libertà per venire assegnato all' Istituto 88 dove si studia la realizzazione di un missile intercontinentale, il famoso Scud, capace di raggiungere una distanza di 1200 chilometri. Stalin muore nel 1953 e tocca a Kruscev condurre avanti il compito. Alla fine Kruscev si lascia convincere, garantendo a Koroliev, come si dice in russo, "dei crediti senza frontiere", cioè illimitati. Nasce la base di lancio di Baikonour, nelle steppe del Kazakistan. Da questa base partono dapprima gli Sputnik, in seguito le navicelle Vostock. Per l'Urss è un enorme successo di prestigio, con gli Stati Uniti che per parecchi anni gli arrancano dietro, finchè nel luglio del 1969 si prendono una spettacolare rivincita con l'uomo sulla Luna. Koroliev tuttavia non vedrà questo rovesciamento di posizioni. Muore nel gennaio del 1966, poco dopo aver festeggiato il suo 59esimo anniversario.

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