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di GIAN LUIGI RONDI COME ERA nelle previsioni, la Festa di Roma, ideata dal nostro carissimo sindaco ...

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Intanto per la città. Lo si è visto un giorno dopo l'altro. Dall'Auditorium Parco della Musica e delle sue quattro sale, la Festa si è ramificata anche in altre zone, in altre sale con offerte via via differenziate, richiamando un pubblico così folto da arrivare a formare lunghe code di fronte ai botteghini dove si vendevano i biglietti. Un pubblico romano, italiano, ma anche straniero, come ha dimostrato presto il tutto esaurito nei tanti alberghi e nei ristoranti sia del centro sia della periferia. Con un indotto che, quando se ne tireranno le somme definitive risulterà più che ragguardevole, fino a toccare dei record. E un successo, naturalmente, per il cinema. Con 95 film selezionati, di cui 16 in concorso e 29 per celebrare il passato, mentre la Festa si proponeva addirittura in 20 luoghi diversi, su ben 36 schermi. Secondo un calendario che prevedeva anche degli eventi speciali, dei film per ragazzi (la sezione «Alice nella città»), quella per giovani, ma adulti, un'altra ancora definita «Extra» in cui, dopo i tanti film suscettibili di ottenere il più vasto consenso degli spettatori (soprattutto quelli della sezione «Première»), se ne sono presentati parecchi di tipo sperimentale, per sottolineare le varie correnti di ricerca e di innovazione espresse, soprattutto in Italia, dal cinema di oggi. Ecco, l'Italia. Il cinema italiano, senza voler fare la parte del leone nei programmi, non solo, con una larga e agguerrita rappresentanza, si è fatto apprezzare nelle sezioni principali, ma da questa sua partecipazione ha ottenuto gli stessi felici risultati che, in suo favore, ottiene la Mostra di Venezia a settembre. È noto infatti che, per lunga tradizione, molti film italiani già pronti per essere proiettati a Venezia in quelle date, escono subito dopo nelle sale favoriti dal richiamo mediatico di cui hanno goduto. Lo stesso è accaduto qui a Roma. Con film che, appena visti alla Festa, forti degli applausi ottenuti, si sono subito proposti nei circuiti commerciali. Come «Viaggio segreto» di Andò, «A casa nostra» di Francesca Comencini, «L'aria salata» di Angelini, «La strada di Levi» di Ferrario, «La sconosciuta» di Tornatore, «N (io e Napoleone)» di Virzì. Film tutti di qualità sicure che probabilmente, senza la Festa di Roma, si sarebbe accontentati, ma con impatto minore attorno, di uscire nei nostri tradizionali «festivi di novembre», perdendo, perciò, più di un mese di possibili, utili programmazioni. E con loro anche non pochi film stranieri, da «The Departed» di Scorsese, uno dei successi più vistosi meritati della Festa, presto in uscita, a «Giardini in autunno» di Ioseliani, a «Fur», con Nicole Kidman, di Steven Shoinberg. Certo, nell'organizzazione, alcuni ritocchi sarebbero auspicabili, e così nella ripartizione delle sezioni e nelle opzioni sulla competitività o meno, sulla giuria e la sua composizione, ma l'idea è buona e ha dato i suoi buoni frutti. Siamo solo agli inizi, del resto. Il futuro sarà anche migliore.

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