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Realismo visionario di Crialese

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Visto dal critico

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È il film italiano che ha vinto a Venezia il Leone d'argento. Lo ha realizzato Emanuele Crialese in cifre simili a quelle che gli avevano ottenuto un successo intensissimo con «Respiro», la sua impresa precedente: un realismo duro attraversato dall'arcano fino alla visionarietà. Il tema è l'immigrazione. Quella che cento anni fa indusse tanti nostri compatrioti, specialmente del Sud, a lasciare le loro case, le loro terre, la loro gente per andare a cercare fortuna negli Stati Uniti, il "nuovomondo" del titolo. Tre momenti. In un paesino della Sicilia, tutto pietre e aride campagne riarse, i preparativi per la partenza, le decisioni da affrontare, i pochi beni da vendere per pagarsi le spose, i familiari cui accompagnarsi. Poi il viaggio, un lungo viaggio sui bastimenti delle canzoni, assiepati, frastornati, gli uomini da una parte, le donne dall'altra, le burrasche, il mal di mare. Quindi, per concludere, l'arrivo a Ellis Island, alle porte di New York però ancora precluse dato che, per varcarle, si debbono affrontare molti esami e molte prove, accettando perfino dei matrimoni di massa perché, negli Stati Uniti, possano insediarsi delle vere e proprie famiglie, garanzia per il futuro. Crialese, in ogni pagina, ha puntato sul documento. Sostando qua e là su un gruppo di persone cui dare rilievo maggiore disegnandone i caratteri, ma soprattutto rappresentando le cornici che li accoglievano. Aspre, solitarie, petrose, quelle siciliane. Volutamente soffocanti quelle del viaggio, pur con indicazioni psicologiche precise e allusioni riflesse da stati d'animo e da situazioni di contorno. Riprese quasi dai documenti d'epoca, quelle della lunga tappa a Ellis Island, con i rituali dell'accoglienza e delle nuove regole imposte dalle nuove leggi. Lasciando sì che, in mezzo , appunto si profilassero dei personaggi più in primo piano di altri, con i loro casi, i loro problemi, le loro speranze, ma privilegiando in primo luogo la coralità, cui le immagini danno ad ogni svolta dei segni forti, espressione spesso risentita di una cronaca trasmessa direttamente dal reale. Come in Sicilia, però, anche qui inserendo allusioni ad aspirazioni e pensieri che ora, quasi a simboleggiare l'idea di una ricca Terra Promessa, propongono ortaggi di dimensioni gigantesche, ora, per alludere alle attese dell'abbondanza, immergono, specie nel finale allegorico, tutti i personaggi in un bianco bagno bagno di latte... Con il contributo efficace di interpreti tutti noti - fra i tanti c'è persino, enigmatica, Charlotte Gainsbourg - ma ciascuno così autentico da sembrare preso dalla strada. All'insegna della verità.

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