Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

Rutelli: sana competizione tra i due festival italiani

default_image

Roma come un set di Hollywood

  • a
  • a
  • a

Un tappeto rosso che sta funzionando da pungolo per la Mostra del Cinema di Venezia, rassegna che, di qui a qualche giorno, inaugurerà la propria stagione. Per la Festa Cinematografica di Roma bisognerà aspettare ancora qualche settimana. Veniamo ai numeri: 20 maxischermi, 9 milioni di euro (il costo dell'intero progetto), 14 film scelti tra pellicole nazionali e internazionali, milioni di spettatori, cinquanta giurati popolari a capo dei quali ci sarà Ettore Scola, cinque sezioni, tre premi principali. Il significato è tutto raccolto in un simbolo: il Marco Aurelio, che ispirerà l'intera manifestazione. Personaggio al centro della storia cittadina e del territorio piazzato, come è stato, ai piedi del palazzo del Campidoglio. E una cascata di pellicole invaderà il campo, arrivando in più parti della città. Il festival, l'ennesima occasione che ha visto impegnato in prima linea il sindaco Veltroni, infatti, si svolgerà nelle case della cultura, dentro le associazioni, all'Auditorium di viale De Coubertin grazie ai maxischermi deputati a mediare il messaggio con il pubblico. I turisti, gli spettatori di passaggio, gli addetti ai lavori. «Una rassegna "popolare"», così l'ha definita il presidente della Fondazione Musica per Roma Goffredo Bettini, nel senso che si andrà aldilà del concorso strettamente filmico, che vedrà in lizza 14 film, per sconfinare - dal concetto di «festival» - a quello di «festa»: sale aperte ventiquattro ore su ventiquattro, laboratori pubblici, lavori sugli attori. Per Roma sarà l'ennesima occasione di mettersi al passo con i tempi. E il termine di paragone è con la Mostra di Venezia. «Una sana competizione», ha commentato ieri il ministro per i Beni Culturali Francesco Rutelli, dovrebbe diventare un po' "l'ago della bilancia" tra i due eventi che, dal momento dell'annuncio di una Festa Cinematografica di Roma in arrivo, hanno fatto parlare di loro, sollevando dibattiti e polemiche: «Dunque - ha commentato Rutelli - se c'è una grande festa del cinema ben venga ma non dimentichiamo che Venezia è un pilastro della cultura nazionale: lo è la Biennale e lo è la Mostra del Cinema». A proposito del festival nel capoluogo veneto, il ministro per i Beni Culturali ha tenuto a precisare che farà del tutto per l'edificazione del nuovo Palazzo al Lido di Venezia (richiesto a gran voce dall'entourage della Mostra del Cinema): «Ho chiesto una riunione - ha aggiunto Rutelli - che terremo a Venezia insieme al sindaco Cacciari e in compagnia dei presidenti di Regione e Provincia». Ma non solo finanziamenti e politiche culturali, almeno per quanto riguarda il versante capitolino. Perché il tentativo del Campidoglio è quello di far riacquistare alla città il titolo di luogo eletto a diventare «set» cinematografico. Un salto nel passato, attraverso i fasti della città eterna, i tempi in cui Fellini, Pasolini&Co. la facevano da padrone negli studios di Cinecittà. I tempi di «Roma città aperta» così come quelli della Dolce Vita, quando il neorealismo era all'apice del proprio consenso e il cinema a Roma non era solamente di passaggio all'interno delle sale cinematografiche.

Dai blog