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Cento film realizzati in coppia con Castellano Inventò le maschere di Dorellik e Pappagone

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Il popolare regista e sceneggiatore aveva 75 anni. Il decesso è avvenuto nell'ospedale di Sant'Andrea, dove era ricoverato per una emorragia cerebrale. I funerali si celebreranno a Roma, nella chiesa di San Francesco d'Assisi, domani alle 11. In coppia con Franco Castellano (morto nel 1999) ha al suo attivo un centinaio di film, di cui ha firmato sceneggiatura e regia. di NANTAS SALVALAGGIO QUANDO al settimo giorno il Padreterno ebbe disegnato questa valle di lacrime, fu preso da un senso di pietà per la gente destinata ad abitarla. E fu così, secondo una leggenda nordica, che inventò i clown, i comici e gli umoristi. Alla leggenda crede pure Woody Allen: ha ammesso che senza humour si sarebbe sparato prima di diventare maggiorenne. Per questa ragione taluni filosofi pensano che la morte di un umorista lasci un doppio vuoto. È come se si spegnesse una sorgente d'acqua cristallina: chi rimane avrà più sete. Alberto Sordi diceva che gli scrittori e attori brillanti meriterebbero la protezione del Wwf. E che la Siae dovrebbe pagare più del dovuto i suscitatori di risate. Ai lugubri menestrelli, pane e acqua. Nel caso di Pipolo la scomparsa è ancora più sentita perché non era solo uno scrittore di film, commedie musicali, gags e racconti: il suo studio poteva passare per una fabbrica che esportava umorismo e allegria in misura industriale. Ai suoi spettacoli teatrali c'era sempre almeno uno del pubblico che doveva uscire per congestione da "fou rire", ridarella compulsiva. L'ultima battuta Pipolo la sussurrò al telefono: «La fama di Freud resiste solo grazie ai divani». Pipolo era il "nom de plume" di Moccia: l'ho scelto, diceva, perché mi ricorda il chicco d'uva. Per quarant'anni ha lavorato in coppia con Castellano, morto nell'ultimo anno del Novecento. Nei circoli della Rai e di Cinecittà, il tandem Castellano e Pipolo era garanzia di successo, come La Rolls-Royce e la Scala di Milano. «Non toppano mai» diceva Maffucci, il gran Mufti dello spettacolo: «Hanno un tale fiuto che sanno sempre dove va il pubblico». Insomma, Castellano e Pipolo sono stati una delle coppie più celebri: come il duo Fasano, Amurri e Jurgens, Terzoli e Vaime, le sorelle Kessler, Fruttero e Lucentini. E difatti fu proprio Pipolo, che aveva un forte senso estetico, a scoprire le gambe delle gemelle "Da-da-Umpa". Le portò al mitico Studio Uno, diretto da Antonello Falqui, con l'apporto inimitabile di Luciano Salce, Lelio Luttazzi e Mina. Pipolo era nato il 27 giugno del 1931 a Viterbo. Lo incontrai in quella piccola università dell'umorismo che fu il "Marc'Aurelio", il più geniale dei settimanali satirici. Io ero il "ragazzo di bottega" che veniva dal Nord. Con Pipolo fui preso sotto le ali protettrici di Federico Fellini e di Steno, di Metz e Marchesi. In redazione Fellini cominciò ad abbozzare il personaggio femminile della "Strada", poi interpretata da Giulietta Masina. «Quante parole avrai scritto sui tuoi copioni?» È la domanda che una volta feci a Pipolo, stordito dalla sua prolificità. «Facciamo un miliardo?» rispose serio: «Mettendo in fila tutte le pagine, forse farei tre volte il giro del mondo». Ha scritto per le Kessler "La notte è piccola per noi"; per Paolo Panelli i testi di "Cecconi Bruno", l'italiano medio. I nostri figli sono cresciuti sulle fantasie di Pappagone e Provolino, di Dorellik e della Maga Maghella. Molti i film che ha diretto con Castellano, da "Il busbetico domato" a "Mia moglie è una strega". Non si contano poi le sceneggiature per film di costume, anche di grande livello, come "Il federale" e "La voglia matta". Le sue battute più sapide sono state regalate a Gassman e Mastroianni, a Manfredi e Pozzetto, Anna Mazzamauro e Celentano. Nessuno a Roma ha mai dato e guadagnato quanto Pipolo. Al confronto, Zavattini era sterile. Come tutti i signori, Pipolo aveva le mani bucate e non sapeva mai quanto avesse in banca. A noi mancheranno molto la sua sferzante ironia e la modestia. Ne sanno qualcosa i lettori del "Tempo", che l'hanno goduto per anni. Nel lasciarci, Pipol

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