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Il mio romanesco è universale Da me il pubblico stufo della tv

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Dopo aver effettuato un mini-tour in Italia, i due attori-autori tornano nella Capitale dopo aver riscosso ovunque bei riscontri di pubblico. Signor Laganà, ma lei non era quello il cui mondo finiva al Raccordo Anulare? «Dopo venticinque anni di romanità mi è venuta voglia di andare fuori. E poi questa favola che il romano funziona solo a Roma è un luogo comune, lo sostengo da anni. Quando un prodotto è valido va bene ovunque. In Emilia abbiamo avuto un successone. Chi ghettizza il romanesco ha capito poco, il grande cinema italiano degli anni '50 e '60 era tutto romano». Quali sono i suoi riferimenti artistici? «Due personaggi completamente antitetici, Aldo Fabrizi e John Belushi. Il primo, al quale spesso mi paragonano, per la commedia (sono anche vestito da prete!), il secondo per la musica, l'energia, l'irriverenza». Nonostante Belushi la sua comicità è molto popolare… «Sì, ne sono molto orgoglioso, per me è un complimento. Io sono uno del popolo, la gente mi chiama per nome, il mio è un pubblico trasversale di tutti i tipi e di tutte le età. E poi esprime un'umanità che ti riempie e ti ripaga di tutto». Come mai la storia è ambientata nell'83? «Perché è stato un anno straordinario - interviene Paola Cruciani coautrice e co-interprete dello spettacolo - C'era stato lo scandalo dello IOR ed il Vaticano indisse un anno santo straordinario per rimpinguare le casse, e così ci è venuto in mente di ambientare la storia in quell'anno, nel quale sono successe molte cose: la Roma ha vinto lo scudetto, è stato arrestato Enzo Tortora, Lech Walesa ha vinto il Nobel per la pace, la prima missione di pace in Libano con il generale Angioni…» Perché «Naftalina»? «Perché ci sono un paio di abiti del prete che odorano di naftalina». Che racconta la storia? «Parla di un falso prete che cerca di mimetizzarsi nella Roma del Giubileo e capita in un appartamento di una vedova affittacamere. Quattro stanze affittate a quattro personaggi diversi, con una serie di storie incrociate e di equivoci. Una specie di "Uccelli di rovo", con un bel finale a sorpresa». «È una storia leggera - precisa Laganà - ma il riscontro che abbiamo avuto nel tour mi fa pensare che la gente abbia voglia di divertirsi un po' e stia anche fuggendo dalla televisione». Lei ne ha fatta tanta.. «Sì, ma dell'ultima Domenica In ho fatto solo dieci puntate e poi me ne sono andato. Negli ultimi anni la televisione è diventata veramente inguardabile, non c'è nulla di interessante. Anche gli spettacoli leggeri sono scesi di qualità. C'è un vuoto totale, il ruolo dell'attore si è completamente perso». Eppure lei sta in video tutti i giorni con lo spot di una società telefonica, ha una visibilità notevole. «…Che neanche in vent'anni di teatro. Purtroppo questa è la potenza della televisione, bisogna prenderne atto ed usarla con parsimonia». Visto che Boldi ha divorziato da De Sica, il prossimo «Vacanze di...» lo farà lei? «Me lo chiedono tutti, anche la gente per strada, ma non lo so. Certo è facile fare due più due, però ancora non me lo hanno proposto». Se glielo proponessero? «Magari! Accetterei subito».

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