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Vola il piccione di Povia

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Dopo l'esclusione dello scorso anno, a Sanremo 2006 trionfa il cantautore tosco-lombardo

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Vittoria incontestabile dall'inizio alla fine. Da quando, cioè, Giancarlo Giannini si è calato con rara eleganza nell'"uomo in frac", sino al duetto con cui Ramazzotti e Pausini hanno finalmente permesso a questo Festival di «Volare». Peccato che fossero praticamente arrivati i titoli di coda, e dunque è scattato il time-out per Panariello, che ancora ieri mattina si diceva sicuro di essersi «sciolto ancora un po'». Intanto, in un altro dei suoi monologhi da antologia, è finito avvolto in una nuvola di fumo. Di quello legale. Anche se Pana-Pana si diceva stranito dalla palma e dal leone che si ingigantivano man mano sul palco. Che malinconia, però. Sarà che all'Ariston si vedeva tutto nero: lo era anche la torta portata da Victoria e Ilary, calate nei panni di (doppia) Marilyn Monroe per far gli auguri a Giorgione. Che non è Kennedy. La gara. Insomma, c'è stato anche un vincitore "ufficiale". È Povia, che dopo i bambini tira in ballo i genitori. Succede quando si commuove sul palco chiedendo loro di «baciarsi per cinque minuti per festeggiare». Così, zitto zitto, dopo l'esclusione dello scorso anno, facendo tubare i suoi piccioni, il cantautore tosco-lombardo ha sbaragliato sornione la concorrenza. Nella quale, a un certo punto della serata, sembrava imporsi la statuaria Anna Tatangelo da Sora, ieri in versione ultravamp, che aveva comunque dato una spallata malandrina alla ex favoritissima Dolcenera (canzone sbagliata e troppa enfasi nell'approccio). Ma hanno vinto, nelle rispettive categorie, anche i Nomadi, e (anche qui piuttosto a sorpresa) il giovane Riccardo Maffoni. Televoto decisivo per «Vorrei avere il becco», dunque, grazie ai buoni sentimenti, agli aficionados e gli ornitologi insonni. Ma è bene dire che ogni spettatore avrebbe potuto fornire fino a un massimo di 14 voti: sette con un cellulare e altrettanti con un apparecchio fisso. Mah. E un plauso comunque ai Nomadi, meravigliosi dinosauri del nostro rock. «Dove si va?», comunque un inno. Per grandi, piccini e coalizioni. Del Noce e Mina. I numi tutelari del pop italiano proteggono ma a volte bastonano, come divinità capricciose. La neo-signora Quaini ha sparato ieri un commento al veleno: «Dove sono le canzoni?». A mezzogiorno il direttorissimo ancora ignorava la bordata: nulla di strano, per uno che quando Panariello spara le sue gag manda sms dalla platea e quando va al ristorante fa spegnere la tv perché l'audio del Festival disturba i commensali. Tanto che ieri ha ribattezzato "Orazio" Bloom la star hollywoodiana della sera prima. E che ieri sera, interrogato in diretta dalla Cabello, non sapeva un-titolo-uno delle canzoni in gara. Per Mina «Del Noce dà l'impressione di dissociarsi dal Festival». Replica: «Non mi dissocio mai, nè mi defilo. Sostengo sempre gli sforzi e le scelte fatte. So quanta è la frustrazione quando i risultati non corrispondono all'impegno messo». E finalmente basta con lo share da taroccare, questa sì che è trasparenza. Panariello parte al contrattacco: «Se Mina fosse venuta e se venissero questi grandi personaggi, che ragionano ma del festival non gliene frega nulla...Purtroppo si deve fare con quello che c'è». Baudo forever. «Pippo conduttore di Sanremo 2007? Io gli ho fatto fare "Domenica In"...». Così il direttore generale Rai, Alfredo Meocci, mette lo scettro sulla spalla di Baudo e lo investe ufficialmente della grana di riesumare il Festival che verrà. Per convincerlo, dice che «Sanremo è un investimento che la Rai fa comunque, al di là dei risultati. È uno dei pochi eventi non criptabili». E te credo. Ci manca solo che te lo facciano pagare con la pay per view. Viva Panariello. Alla fin fine questo cristiano fa simpatia. Non glie ne va bene una. Chiede a Povia di fare il verso del piccione e quello gli fa «oooh», come i bambini della canzone precedente. Ci si mettono pure quelli che confezionano la clip dell'immenso Bocelli: ripreso in un concerto a Manhattan. Sullo sfondo le Torri Gemelle. Due per due. Andrea inca

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