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Fa la madre adottiva nel film di Capuano «Ma il desiderio più grande è un figlio mio»

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Il regista, Antonio Capuano, per raccontare la storia si è ispirato ad un fatto vero, vissuto a Napoli da una sua amica, che ha cercato di adottare un bambino senza riuscirvi. Nei panni della protagonista c'è una intensa Valeria Golino, affiancata da Andrea Renzi, che nel film interpreta il suo compagno, e da Mario Grieco, un bambino napoletano di 9 anni, con la naturale passione per la recitazione. Valeria Golino, quanto le somiglia questo personaggio? «Giulia, la donna che interpreto nel film, ha 40 anni, è una professoressa d'arte che vive con Sandro, un giornalista con il quale condivide gli agi e la cultura della borghesia napoletana. Il suo incontro con Mario, un bambino della periferia napoletana distaccato dalla madre che lo maltrattava, diventa per lei una ossessione. Giulia si dedica al bambino, che prende in affidamento e s'innamora della sua nuova condizione di madre putativa. Dopo i tanti ruoli di mamma che ho avuto, Giulia è la prima madre adottiva che interpreto e, forse, la più materna di tutte. Giulia vuole amare e farsi amare da quel bambino, mentre il rapporto di una madre naturale è più espressionistico, legato al legame di sangue. La sua voglia di essere mamma è così estrema che il suo compagno non la riconosce più e a un certo punto l'abbandona. Io non sono così analitica, nè tanto estrema nel modo di amare. Ho meno sovrastrutture di lei rispetto alla disciplina, non sono così nevrotica e al contrario del mio personaggio ho un ottimo rapporto con mia madre. Insomma, sono più sana e per certi versi meno fragile». Ha mai pensato di adottare un bambino? «No, non ho mai preso in considerazione una eventuale adozione. Anche perché spero di poter essere madre prima in modo naturale. E poi, se non ci riuscissi, penserò all'adozione». Condivide l'attuale legge italiana sull'adozione? «Mi ha fatto molto piacere sapere che il presidente del Tribunale dei minori, Magda Brienza, abbia giudicato «La guerra di Mario» un film molto realistico. Anche il personaggio della madre naturale, Nunzia, donna fragile e anaffettiva interpretata da Rosaria De Cicco, è molto simile a certe realtà familiari. Si capisce dal film stesso quanta burocrazia e quanti giudizi, a volte sbagliati, possono cambiare il destino di una adozione. Non è tutto così facile. Ma sono rimasta sorpresa io stessa dal fatto che anche la legge italiana consente a un single, in rari casi, di adottare un bambino». Quali saranno i suoi prossimi progetti? «Ho molti ruoli da interpretare e tanti set che mi aspettano, a cominciare dal film «Casa nostra» di Francesca Comencini e per finire con quello di Fabrizio Bentivoglio, al suo esordio alla regia con «Lascia perdere Johnny», passando per «Il sole nero» di Zanussi, fino al film francese di un esordiente e ad un altro di Anghelopulos». Lei è nata da padre italiano e madre greca, a quale delle due culture si sente più vicina? «Mi sento parte di entrambe. Dalla Grecia ho forse assorbito il modo di mangiare. Mangio tantissimo e ho un rapporto allegro ma disordinato con il cibo. Adoro le polpette, il profitterol e lo zazichi, lo yogurt greco. Smetto di mangiare solo quando mi sono molto triste».

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