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Il mistero delle cattedrali conquista l'Unesco

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Nell'arte gotica il segreto degli alchemici. L'organizzazione: noi, custodi anche dell'invisibile

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Dalla ragione che presume, all'essenza che è al di là di ogni spiegazione. Riunire questi due estremi è la formula magica dell'"illuminazione", rivelata da colui che è stato definito l'ultimo alchimista italiano, Paolo Lucarelli, una vita all'Ibm, nato a Torino nel 1940 e morto a Pavia lo scorso anno. «Un fisico di mestiere - lo ricorda l'avvocato Pietro Borromeo, principe, scrittore, saggista ed evidentemente alchimista anche lui - chiamato nel '99 a tenere due lezioni di alchimia alla Sorbona, in Francia. Con il quale mi sono ritrovato a parlare anche sedici ore di fila». E per conoscere quanto l'achimia sia universo che attira e coinvolge schiere di adepti bastava essere presenti il 9 febbraio alla presentazione del libro, nel Palazzo Firenze, alla Galleria del Primaticcio, silenziosamente gremita. L'ultima fatica di Lucarelli è stata la "traduzione" del testo «Il mistero della cattedrali», scritto da Fulcanelli, pubblicato in Italia dalle Edizioni Mediterranee, le stesse che lo portarono in Italia per la prima volta trent'anni fa. «Si tratta di un lavoro imponente - spiega l'editore - di oltre duecento note al testo originale nelle quali Lucarelli cerca di rendere più accessibile e leggibile il mistero della cattedrali gotiche»: la «prima pietra delle fondazioni, gemma abbagliante, più preziosa dello stesso oro, e sulla quale Gesù fondò la sua Chiesa». I siti presi in considerazione dal libro sono tre: Parigi, Amiens e Bourges, accompagnati da un percorso fotografico realizzato da Jean Julien Champagne. Ma c'è un mistero nel mistero. Chi è Fulcanelli, chi è il primo autore del testo - un long seller, come dice l'editore, che in tre decenni ha venduto oltre 40 mila copie -? Chi è questo sapiente diventato esso stesso un mito? Chiarisce l'avvocato Borromeo: «È stato supposto che dietro lo pseudonimo di Fulcanelli si celerebbe lo stesso Canseliet (autore della prefazione della prima edizione francese del 1925 nella quale egli si dichiarava giovane discepolo del maestro, ndr), ma troppe sono le indicazioni contrarie per poter coltivare questa tesi. Secondo alcuni si tratterebbe del suo amico e illustratore delle cattedrali (Champagne, ndr), mentre secondo altri sarebbe identificato con il grande studioso René Adolphe Schwaller de Lubibz». Ancora: «Di Fulcanelli - continua Borromeo - si dice che sia l'unico, nel secolo appena concluso, che si arrivato al compimento della Grande Opera: la salvezza dalla prigione dell'esistenza». Mistero o no, l'opera di Fulcanelli, e a seguire quella di Lucarelli, sono state ritenute dall'Unesco «un patrimonio culturale, un patrimonio invisibile da custodire, sinonimo della scambio tra culture che è scopo dell'Unesco».

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