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di STEFANO MANNUCCI IL GENTILUOMO gode e tace.

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E quando lei è diventata una star, è andato a spifferare a un tabloid britannico i segreti di quell'irripetibile alcova: la sua partner raggiungeva anche «cinque orgasmi a rapporto», in performance «da ginnasta» che, a suo dire, duravano tutta la notte. Poi lui è presumibilmente impazzito, e Monica è diventata una diva internazionale. A Parigi, il Museo Grevin le ha dedicato una statua di cera: alla quale, pur nella perfezione dell'opera, mancano quei residui di accento umbro, sexy come una porchetta, e quelle micro-rotondità post parto da Madonna del Perugino, che costituiscono una prova charmante della sua natura carnale. I francesi, sempre loro, l'hanno votata come la donna che più di ogni altra vorrebbero baciare, tra labbra collo e seno. Madame Bellucci in Cassel ci ride su: «Fa piacere che mi amino, che mi abbiano accolta e accettata. Ma io mi sento italiana dalla cima dei capelli alla punta dei piedi». Anche se a Quai des Orfevres il ministro dell'interno Sarkozy l'ha nominata Cavaliere delle arti e e delle lettere: «Un riconoscimento arrivato troppo presto, per me», ammette la signora, in procinto di girare in America un thriller con Clive Owen, e contesa fra un'impossibile ospitata a Sanremo e il madrinato del Festival cinematografico di Roma. Monica, facciamo un gioco politicamente scorretto. Se le chiedessero di girare un film d'amore con un leader dei due poli... «Oddio, Berlusconi o Prodi?». Non sarò così carogna. Facciamo Casini o Rutelli, dai. Però non escludo qualche scena erotica. «Mmmhhh. Casini». Cos'ha più di Rutelli? «Beh, lui mi piaaaceee. Ha quel certo non so che. Però sarebbero grandi attori tutti e due. Sono uomini politici». Quanti potenti l'hanno corteggiata? «Per mia fortuna non sono mai stata attratta dal potere. Su di me il denaro o l'attitudine al comando non esercitano un appeal particolare». Le avranno detto: guarda, tutto quello che vedi può essere tuo. Oppure: se sei carina con me... «Quando ho ricevuto regali troppo importanti o impegnativi li ho sempre rimandati indietro. Non mi piace avere obblighi. Il mio progetto di vita è sempre stato votato all'indipendenza. Ho voluto in ogni momento contare solo sulle mie forze». E quando era solo una debuttante? Una modella alle prime passerelle? «Ho ricevuto proposte indecenti, certo. Ma quando ho cominciato a sfilare ero già una donna, avevo finito il liceo classico, ero pronta a iscrivermi a legge. Ho corso dei pericoli enormi, però mi sono salvata. In quel mondo ho visto tante ragazzine di 14 anni risucchiate in situazioni allucinanti, di quelle che ti marchiano a vita». Da bambina aveva già le idee chiare? «No. Ero molto timida, riservata. Alle elementari non riuscivo a socializzare. Il maestro chiamò mia madre: Monica è brava, ma si isola, non comunica con gli altri. Forse perché ero figlia unica. E forse per questo ho scelto di fare cinema». Ha capito tardi di avere un ascendente sugli altri. «Pian piano mi sono aperta. A scuola mi adeguavo alla situazione. E questo approccio mi è rimasto. Una brava attrice non deve solo saper recitare, ma anche adeguarsi a quel che accade. Sempre. Altrimenti non sopravvive». Ama gli imprevisti? «Ne ho bisogno, nella vita e nel lavoro. Mai potrei rassegnarmi al tran-tran della quotidianità. Inseguo un movimento interiore: in apparenza sono calma, ma dentro sono molto agitata». Agitata? «Inquieta. Mi trasformo in continuazione, mi piace mettermi alla prova. Sono come un animale nella giungla. Come un guerriero. Di pace, però». Una volta ha detto: se scoprissi il mio uomo che lo tradisce lo ucciderei. «Se lo sono inventato». Cassel potrà tirare un sospiro di sollievo. Che fa invece? Lo caccia? Gli butta le valigie dalla finestra? «Ma no. Se un uomo ha bisogno di vivere la sua libertà avrà le sue ragioni. Non si può incatenare nessuno». La cosa è reciproca? «Non bisogna mostrare tutti i diavoli che abbiamo in corpo, altrimenti feriamo

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