Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Parapiglia sconcertante tra i due ex «naufraghi» nella fascia protetta di «Domenica In»

default_image

  • a
  • a
  • a

Gli italiani ancora ruminavano la pajata o le pappardelle, l'occhio già a mezz'asta per la siesta post-prandiale, ed ecco quel parapiglia. Due volte indecente: per la digestione e per la morale. Una zuffa tra estranei, del tipo che induce i familiari a chiudere le tapparelle perché i bambini non ascoltino, e le mogli a dissuadere i mariti aspiranti pacieri: «non t'impicciare. Se uno di quelli ha un coltello in tasca?». Così, d'un tratto, nel pomeriggio festivo, milioni di abitanti di Casa Italia si sono trovati catapultati nel quartiere più losco, dove due guappi se le promettevano, e tiravano in ballo madri, mogli, figli: il sancta sanctorum dell'onore privato messo sotto i piedi, davanti a tutti. E veniva voglia di telefonare al 113, di far intervenire la forza pubblica, di chiedere i documenti a quei due, e se necessario accompagnarli in questura. Uno risulta essere un tale Zequila Antonio, detto «Er Mutanda», sedicente cantante e attore: da mesi gli insider discutono sulle sue inclinazioni sessuali. Si vanta di aver sedotto questa o quella: tutte smentiscono, più d'una lo indica come inappetente, di fronte alle grazie muliebri. La chiacchiera è montata al punto che - giorni addietro - invitato a una manifestazione per promessi sposi, volevano fargli indossare un abito nuziale: bianco e con tanto di velo. Lui si è impuntato, nonostante un contratto già firmato: «Non lo metto neanche per un milione. Io non sono gay». Com'è ovvio, sul pissi-pissi ci guadagna. Magari qualcuno si spingerà a offrirgli nuove parti in qualche serial, dopo gli antichi fasti cinematografici di "Omicidio al telefono" o "Gatta alla pari". L'altro è noto come Pappalardo Adriano, un esagitato compositore, dal cui vasto repertorio emerge solo l'innologica "Ricominciamo". Per entrambi, partecipazioni all'"Isola dei Famosi". Come il doping, Samanà espone a non desiderati effetti collaterali: prima esalta, poi stranisce. Sarà l'effetto di qualche sostanza presente nelle mangrovie o delle punture dei mosquitos, ma gli ex naufraghi continuano a vivere nel consesso civile con la stessa primitiva aggressività mostrata in esilio. E confondono la tv per un retrobottega dove spurgare vecchi rancori, o un vicolo dove far scattare un serramanico. È accaduto a "Domenica In", ore 14 e qualcosa, fascia protettissima. Già la settimana scorsa (c'è l'aggravante della recidiva, per loro e per i responsabili del programma) i rugantini erano andati giù duri: questo accusava quello di scarsa virilità, quello proponeva una prova-pacco. Zequila strillava: «Sei forse un uomo tu, che hai raccomandato tuo figlio?». Seguivano telefonata in diretta di Laerte Pappalardo, e le improvvide dichiarazioni del Mutanda che sosteneva di aver portato al Pincio, in tempi non sospetti, la signora Lucarelli Selvaggia, ora moglie di Laerte. Ieri, il duello finale. Nei camerini Adriano soffiava al rivale: «Per avere successo passeresti sul corpo di tua madre». E il sor Antonio s'incendiava, e passava alle minacce in pubblico: «Non ti permettere mai più di parlare di mamma, ti uccido, ti stacco la testa». Pappalardo, ricordando che era stata offesa sua nuora, assicurava denunce (avrebbe provveduto poco più tardi) e abbandonava la trasmissione. Mara Venier, incapace di sedare gli animi (eppure tra gli ospiti spiccavano uno psichiatra e un prete), si limitava a chiedere scusa alle famiglie e ai bambini, che dall'altra parte dello schermo osservavano allibiti. Per soprammercato, Casella ipnotizzava Rocco Casalino, mandandolo nelle tenebre dell'angoscia, poco prima di uno spot. Troppo tardi il direttore di Raiuno provvedeva a varare un'inchiesta interna, a deplorare la mancata interruzione dello show e a bandire l'accesso ai due in ogni programma della rete. Insorgevano i sociologi, le associazioni di tutela dei minori, gli uffici stampa dei parlamentari rimasti attivi nel weekend. Da più parti si invocava l'intervento del presidente Rai Meocci e del responsabile dell'Authority per le comunicazioni Calabrò. Si ipotizzavano multe salat

Dai blog