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«DISÌO», UN ROMANZO DI SILVANA GRASSO

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Sicilia, un paradiso dal quale non si può fuggireLa vicenda di una donna che si ribella a ogni violenza: poesia e dramma narrati nell'aspro dialetto dell'isola

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251,17 euro), contiene tutte le caratteristiche di un libro che affabula e convince già dal suo incipit, «Non è lacrima di cielo, né conca dove la sorgiva 'nguma, tra vecchia alleanza di muschi, il suo inviolato imene d'acque. E' currulìo di gocce, nell'arso pistillo della tua vena, madre, un sordo miserere per una burrasca di polsi già consunta». La protagonista, Memi Santelìa, è un contenitore di malessere in cerca di un'esistenza nuova che le offra la possibilità di recidere il passato e incarnare una quotidianità «normale». Ma i ricordi affiorano nella sua mente, fanno male e non impallidiscono: quello della madre, squallido e infelice, della sua prima esperienza sessuale con Chiaromonte, «il suo inguine rapinava già le mie viscere di bambina», e la Sicilia, dove il bene e il male non conoscono mutazioni, né il tempo conosce evoluzione. Il coraggio di Memi è infaticabile come la sua metamorfosi. La carriera di psichiatra, il trasferimento a Milano, il ritorno in Sicilia come vincitrice di concorso per dirigenti di primo livello, presso Neurologia dell'Ospedale della città, persino il cambiamento del proprio nome in Ciane, non sono sufficienti a dare una vita «normale». Lo scontro con il potere che non conosce giustizia, individui sinistri che non vogliono sentire ragioni, ma solo assensi e sottomissioni ai loro voleri, la crudeltà più cinica, ma sensibile all'arte, di personaggi come Emilio il filosofo, detto l'Anima, «che commissionava delitti, leggeva poeti e ascoltava liriche anche tutta la notte», piombano su quella presunta normalità così volitivamente cercata e raggiunta, per sconfiggerla. Per Memi «certe vite vanno così e pensò alla sua di vita, e si abbandonò, incugnata allo scoglio, a una luna parata a festa, bardata di giummi e sonagli come i cavalli nelle sagre di paese». Ma il pregio di questo volume è, senza esitazione, la sua scrittura ricca di poetiche assonanze e ritmiche cadenze siciliane, così vicine, sino a fondersi, a una classicità antica, mitologica e lirica. Il risultato è un costante livello creativo alto e di non consueta eleganza. Un esempio: «Anche una ferita può essere bella se sanguina di fiore e affattura gli occhi di chi guarda, impossibile capire s'era più il Mare a soffrirne nelle viscere d'acqua bruciate dal fuoco o la lava del Vulcano che ne moriva e lastimiàva come lupomannaro al pienodiluna e scumàva da epilettico quando il Mare attrunzava con l'onda gelida il suo orgasmo di fuoco». Da tempo la lettura d'un romanzo non rimaneva impressa nella mente come quella di Disìo, per la quale vale la pena anche affrontare la possibilità di non conoscere vocaboli di stretto linguaggio siciliano, poiché le vicende narrate e scritte vincono su ogni regionalismo o specialità di genere.

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