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Sfida tra poliziotti Morti senza risparmio

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NEL '59 c'era stato uno splendido western di Howard Hawks, «Un dollaro d'onore» cui uno sceriffo (John Wayne) doveva resistere all'assedio di un gruppo di banditi di cui aveva fatto prigioniero il capo. Nel '76, parafrasando quel film John Carpenter, con il suo celebrato «Distretto 13 - Le brigate della morte», aveva immaginato una pattuglia di poliziotti di Los Angeles che, dopo aver preso in custodia un condannato a morte, si vedeva assaltata da una banda di guerrieri metropolitani, salvandosene solo dopo molto spargimento di sangue. Oggi il francese Jean-Francois Trichet, operando però nelle strutture di Hollywood, riprende, anche nei titoli di resta, il soggetto di Carpenter, trasportando però l'azione in una Detroit in preda a una tempesta di neve e aggiornando il testo alla luce di quel filone del cinema americano in cui si dà spazio alla corruzione della polizia. C'è perciò il prigioniero, c'è il Distretto 13, c'è il sergente che lo comanda ma l'assalto(l'«assault» del titolo) lo organizzano dei poliziotti che il prigioniero anziché vivo la vogliono morto, dato che non è venuto a patti come volevano con i loro metodi corrotti e di conseguenza, vogliono morti tutti gli onesti colleghi asserragliati nel distretto perché, essendo stati da loro scoperti, ne temono le conseguenze. Uno scontro all'ultimo sangue che, in primo piano, oppone un onesto sergente al suo ex collega diventato bandito e pronto a servirsi, per abbatterlo, di tutte le armi che la polizia a suo tempo gli aveva messo a disposizione (da ultimo, perfino uno stormo di elicotteri). Anche qui moriranno in molti, sia da una parte sia dall'altra; sopravviverà quasi solo il sergente, pur finito malconcio tra la neve. Una tensione continua. Preceduta, come d'uso, da una pausa di tranquillità (fra l'altro i poliziotti del distretto tentano, come possono, di festeggiare Capodanno). Poi il via all'assalto, sempre più minaccioso, con il contributo, per resistervi, anche del prigioniero e di altri criminali lì in arresto, convinti tutti che, solo alleandosi (chi in buona fede, chi meno) porteranno a casa la pelle. Sorprese, aggressioni presto anche all'interno delle mura del distretto, dei corpo a corpo spietati: con la possibilità, qua e la, di tratteggiare anche qualche psicologia, ma dando soprattutto rilievo ai ritmi affannati, martellanti, velocissimo cui tutta la vicenda si affida fino alla soluzione ultima. Gli interpreti hanno sempre le facce giuste. Il sergente è Ethan Hawke, con una mimica forte, il prigioniero è l'attore di colore Laurence Fishburne, già visto nei tre «Matrix».

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