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GLI ESPERTI

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«In questo gioco non serve il talento»

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Ma il «pettegolezzo», letteralmente e riduttivamente tradotto fino a qualche tempo fa, ha cominciato a ritagliarsi pagine di dignità diversa. In Italia il fenomeno è galoppante, sostenuto recentemente dalla televisione, dai suoi format maggiormente votati alla ricerca della notizia di evasione. «Anche l'amore, che era una cosa super privata è diventata oggi notizia pubblica». Ad affermarlo per sostenere un'ideologia crescente e sempre più consapevole del gossip, è Massimo Gargia, ex playboy e da anni faro del jet-set internazionale: è lui che da ventinove anni, per altrettante edizioni del suo «The Best», mette il termometro alla vanità planetaria, premiando le donne e gli uomini più eleganti del mondo. L'edizione del 2005 si celebrerà il 12 dicembre nella città-culla del Premio, Parigi, al Bristol, in una strada che da sola evoca charme: rue du Faubourg Saint Honoré. Qual è il seguito dell'affermazione di Gargia sull'amore «pubblico»? «Semplicemente che se non hai una vita amorosa, non hai neanche gossip». Quindi? «Non vai sui giornali, nessuno parla di te o ti invita alle feste». Il treno della popolarità corre sul binario degli «inciuci» e chi perde la fermata del pettegolezzo non recupera la china. Un aspetto negativo? «Non sarei troppo severo nei giudizi. C'è voglia di evasione e, parlando di editoria, si è aperto anche un nuovo fronte alla capacità di comunicazione e di espressione: mi riferisco - spiega l'inventore del "The Best" - ai libri. Ormai tutti possono scriverne uno, raccogliendo pareri di personaggi di spicco». «E poi - conclude Gargia - il bel mondo oggi, persino quello dell'aristocrazia, è abbastanza aperto rispetto al passato: adesso capita che il figlio del re di Spagna sposi una giornalista e la principessa giapponese un borghese qualunque. Insomma, la favola di Cenerentola non è più un'illusione». A questo punto irrompe il parere dell'editore, di un antesignano, proprio come Gargia, del gossip. «In fondo - osserva con acume Fabio Piscopo, ideatore delle Edizioni Cioè - bastava osservare i gusti in evoluzione della gente dalla fine degli anni '70 per rendersi conto delle mutate tendenze». «Così oggi succede - spiega Piscopo - che un Ramazzotti venga seguito maggiormente per le sue peripezie amorose che per la qualità della sua produzione musicale. Per non parlare di Albano che non si sa più neanche cosa sia diventato». E allora, non si sente «responsabile» di un certo degrado? «No, semmai testimone dei tempi: oggi si aderisce senza sforzo allo stereotipo "io esisto se mi vede qualcuno: se non mi vedono non esisto".». Ci sono indicatori a suffragio di questa tesi? «Intanto, la contaminazione sport-spettacolo, in particolare calcio-veline che vede alcuni calciatori seguiti maggiormente per le liaison amorose che per i dribbling in campo. Poi, il gossip on-line, "Dagospia" su tutti». E i giovani? «Sono proprio loro che possono sin d'ora garantire una vita feconda al gossip. Si è, infatti, abbassata di molto la fascia di età sensibile all'interesse per i pettegolezzi legati alla vita altrui. Ce ne accorgiamo dai sondaggi che pubblichiamo attraverso le nostre testate, trenta nel gruppo e, in particolare, da "Cioè" e da "Ragazza Moderna" (quindi, dai 13 ai 15 e dai 16 ai vent'anni), settimanali che hanno venduto in venticinque anni milioni di copie. I giovani sono insicuri - la conclusione di Piscopo - e preferiscono legarsi all'insicurezza degli altri per pensare di sciogliere i propri nodi, intracciando magari una strada di successo attraverso la finzione. In tal senso è anche spiegato il successo dei "reality"».

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