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Erotismo, la dolce dittatura

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Accadde che il Caos, tutto acchittone e impomatato, gironzolando avvogliato per l'etere s'imbatté in monna Afrodite che aspettava il tram. «Anvédi che quagliozza!» sbottò schietto e primordiale. Lei era aromatica e di stellato crine, dal bacino vasto e fondi fondi gli occhioni bleu. Lui caracollante come un malandrino, le mani ficcate nei blue jeans, l'ammiccò di sguincio, poscia le addimandò come distrattamente: «Ahò, che ffai?... Aspetti quarcuno?». (Silenzio). «T'andrebbe magari de vení commé a ffa du' passi?». Lei sgonnellò un attimo, civettuola, deinde lemme lemme voltò il vólto a lui: «P'annà indove?». Egli: «Che ne so. A ballà in discoteca se te sconfinfera». «Vabbé», convení la pupa velando l'assenso d'una creanzata circospezione. Scomparvero alla vista i due lungo la via lattea rilucente di dancing. Ma mai si seppe se v'entrarono, a far coppia in saltarello, tango o merenga. Si seppe invece che s'accoppiorno: lo si seppe nove mesi appresso, quando nacque un bebè cui fu imposto il nome di Eros (in latino Amor o Cupido, in italiano Amore, in tedesco Liebe, in francese Amour). D'aspetto tanto gentile e tanto onesto, arricciolato ed arciere, costui ha fatto del nostro mondo un madornale casino, piú ingestibile dell'Italia. Ha scombussolata la testa degli esseri umani: gli ha ammattita la ragione, l'ha resi schiavi d'una bramosía inappagabile (od appena appagata, voilà che risorge), l'ha resi incapaci di starsene da soli: e cosí dài coll'uomo a chercher la femme, e la femme intenta nei secoli ad apparecchiar lezî, tenerumi ed avvenevolaggini - dai 18 anni, ed anche prima, ai 70 ed anche oltre - onde irretire i famelicissimi sessi barbuti. Vero si è che Eros, grazie ai suoi semi, ci concede di perpetuarci. Ché altrimenti, se a veder una donna un uomo gli s'ammosciasse l'arrapamento, e se una donna a veder un uomo rinculasse rizzàndoglisi il crine, noi ora non staremmo costí a scrivervi, e voi, pazienti lettori, costà a leggerci. Dipende dagli umori, dall'inclinazione filosofica se sia preferibile essere o non essere. Taluno predilige astenersi dal noto problema e, in vece di sofisticar sul metafisico dilemma, limitarsi a descrivere quante e quante ne ha combinate Eros in ogni plaga del mondo sublunare: da quel giorno del rendez-vous fatale fra i suoi «vecchi» insino ad oggi. Si tratta di M. Pascal Dibie, professore d'Etnología presso l'Università Paris VIII, autore della pregianda «Storia della camera da letto» (Bompiani, pgg. 303, euro 8.70). La camera da letto? Un sito che rende il sonno estatico al dio Hypnos, ma pure, ove dimandi il caso, intollerabile ai vibratili sfruculiamenti della Libido. Nel letto gli opposti anche si fondono: non avviene di rado che al terremotante vegliare succeda la restaurante ronfata: o viceversa: in un giuoco che intreccia l'immanenza dell'esercizio sussultorio alla trascendenza della sognería angelicata. Si sa, la camera da letto non è l'unico luogo, ancorché deputato, nel quale piroetti Eros frou frou. La storia della civiltà c'insegna che atti ai di lui esercizî sono stati e sono tuttavia, per esempio, sottoscale, bagnasciuga, aulemagne, campi di girasoli, cantoni, automobili d'ogni misura, armadî, cocuzzoli, musei, androni, frasche, e chi piú ne ha piú ne metta: ché al fabbisogno, o sia quando l'urgenza trilla, ogni spazio è buono, anzi, è effigia par excellence di misericorde ausilio. Dice: ma dei summentovati, alcuni sono spazî tutt'affatto scomfort. È capace. Ma Eros ci viene allora incontro, a suggerirci le posture piú acconce alle contingenze, essendo che l'amore, per una necessità che si fa virtú e prodigio, si pratica oltreché sdraiati, eretti arrovesciati inchinati inarcati inginocchiati penzoloni (o sia penduli da qualche tetto, o pertica o liana), serpentini, pecoroni, distaccati quel tanto che non raffreddi, uniti quel tanto che non spiaccichi ed incolli i due bei sudati fisici in doppia acciuga sott'olio. Quanto poi alle combinazioni

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