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Il Poema elettronico di Le Corbusier capolavoro recuperato

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Grazie alla tecnologia che consente di immergersi, navigare e interagire con le immagini digitali a 3D, nota con il nome di Realtà Virtuale, è stato possibile recuperare un capolavoro perduto della cultura europea, firmato da maestri quali l'architetto e designer Le Corbusier, il compositore Edgar Varèse e il musicista e architetto Iannis Xenakis. I visitatori che hanno affollato nei giorni scorsi le Conferenze Virtuality di Torino hanno potuto rivedere e riascoltare, per la prima volta in Italia, le meraviglie del «Poème électronique» che la Philips commissionò a Le Corbusier per l'Esposizione Internazionale di Bruxelles, nel 1958. Oltre a progettare assieme a Xenakis l'avveniristico padiglione in amianto, Le Corbusier curò anche la selezione delle suggestive immagini del filmato (proiettato su due pareti), per le quali Varése compose il «suono organizzato» che fu diffuso attraverso 350 altoparlanti articolati in «strade sonore». «All'interno delle sbalorditive superficie architettoniche che s'impennavano in iperbolici paraboloidi, due minuti di "Musica Concreta" composti da Xenakis precedevano e concludevano gli otto minuti di quella che fu la prima, vera, opera multimediale, capace di suscitare il senso di un'esperienza totalizzante dell'ascolto e della visione in un vero ambiente immersivo, giacché lo spazio del padiglione conteneva i materiali audiovisivi come parti integrali dell'architettura - racconta Vincenzo Lombardo, docente al Dams di Torino e supervisore del progetto Vep (Virtual electronic poem) - In pochi mesi, il padiglione fu visitato da oltre due milioni di spettatori e, tuttavia, fu abbattuto alla fine dell'Esposizione, poiché né le istituzioni pubbliche né gli sponsor privati vollero assumersi gli alti costi di gestione. Forse, quella straordinaria sintesi visionaria di idee così innovative era troppo in anticipo rispetto ai suoi tempi: infatti, quell'esperienza non fu più ripetuta. E, d'altra parte, un analogo, triste, destino ha colpito, più recentemente, anche la sfera Geode dell'Expo di Tokio. «Il nostro obiettivo era di far rinascere quel capolavoro perduto - ha aggiunto Lombardo - E, così, noi Virtual Reality & Multi Media Park di Torino, leader del progetto assieme al Cirma universitario, ci siamo alleati con gli inglesi dell'Università di Bath, i tedeschi dell'Università di Berlino e i Polacchi del Politecnico di Gliwice per realizzare quest'impresa difficile e onerosa (circa 200mila euro, il costo), finanziata per metà dal programma Cultura 2000 dell'Unione Europea». Dopo un anno di ricerca e di lavoro (20 le persone impegnate nel progetto) per ricostruire in immagini digitali, sia il padiglione , sia lo spettacolo audiovisivo (la partitura della parte visiva corretta a mano da Le Corbusier è al Getty Center di Los Angeles, quella iniziale si trova alla Fondazione LC di Parigi, i nastri audio originali sono al Conservatorio dell'Aia, mentre gli istradamenti del suono sui 350 altoparlanti sono stati recuperati nell'archivio fotografico Philips), finalmente il casco stereoscopico e l'audio binaurale dell'installazione in Realtà Virtuale ripropongono, intatto, tutto il fascino del Poéme électronique, che il visitatore, su una poltrona girevole, può godersi senza joystick, con semplici movimenti del capo. I risultati del progetto sono fruibili anche in rete sul sito www.edu.vrmmp.it/vep.

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