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Santana: voglio suonare la musica di papà

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IL MITO DEL ROCK LATINO E I SUOI PROGETTI

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«Il linguaggio generale, non soltanto musicale, dei nostri giorni è hip hop. Osama Bin Laden, quando lancia i suoi proclami in tv, parla rap. Negli anni '60 la musica e il linguaggio era rock 'n roll, si comunicava alla maniera di Chuck Berry e Little Richard. Oggi, gli italiani, i palestinesi, gli americani, tutti, insomma, vanno a ritmo hip hop». A Milano per partecipare, ieri sera, allo show di Adriano Celentano, e per presentare il suo nuovo album «All That I Am» (pubblicato a fine ottobre da Arista Records), Carlos Santana ha ricordato la collaborazione per la sua nuova fatica con grandi artisti, come la voce degli Aerosmith Steven Tyler, Big Boi, Los Lonely Boys, will.i.am, Mary J. Blige e vari altri. Il geniale chitarrista, che quest'anno ha aggiunto ai Grammy (10 per l'esattezza hanno premiato i suoi 90 milioni di dischi venduti e le esibizioni dal vivo davanti a 100 milioni di spettatori) il World Music Award con il «Legend Award», ritornerà da noi l'anno prossimo, il 30 maggio, al Forum Milano, unica tappa italiana del suo tour internazionale. «A me piace riempire i cuori - ha sottolineato Santana, tutto in black e con la vistosa croce tempestata di diamanti che gli danzava sul petto - Rocker latino, bluesman e quant'altro: non mi piace essere definito. Posso dirvi che il mio suono è europeo, ma si sente l'Africa e anche in futuro, nella musica, ci sarà sempre l'Africa. Quando ho incominciato, io, John Coltrane e Bob Marley volevamo una cosa sola: penetrare il cuore della gente. Ed è quello che voglio ancora oggi, anche quando mi onoro di suonare con le band più forti del mondo, come gli U2 o i Rolling Stones. Non cerco il potere. Con "Supernatural", nel '99, ho venduto 23 milioni di dischi in tutto il mondo e vinto 9 Grammy. Ma non sono diventato "supernatural". Solamente Gesù ha il potere. Mi affascina creare musica e donarla ai più giovani: ecco tutto». Santana ci sorprenderà ancora? «A 58 anni mi piace ogni esperienza: cantare con Placido Domingo, o Andrea Bocelli, o Christina Aguillera. Non ho paura nemmeno di tornare indietro e di suonare la musica messicana che suonava mio padre per i turisti e che non mi piaceva. Allora, la musica "mariachi" mi dava la nausea, avevo scoperto il blues e lo amavo moltissimo. Ma oggi sono pronto anche a suonare "mariachi"».

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