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di MASSIMO TOSTI CI SONO due lettere che aiutano a capire un fenomeno importante dell'identità italiana ...

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Il figlio era Giuseppe Mazzini, apostolo (spesso inascoltato) del Risorgimento italiano. Ecco un brano della prima: «Chi mai, se non io, conosce le tue intime sensazioni di tutte le specie, lievi come profonde? Non puoi crederlo ne anco tu stesso fino a qual grado io sia teco immedesimata, e se per ipotesi, che mai Dio non voglia, tu diventassi muto e fossi meco, io intenderei tutto quanto giovasse al tuo morale ed al tuo minimo desiderio senza il menomo cenno tuo». Ed ecco la seconda, nella quale commenta con sarcasmo i tentativi del marito, l'austero Giacomo Mazzini, di convincere il figlio a rinunciare ai suoi propositi rivoluzionari: «Ma senti che roba da far ridere i cani, il pover uomo vuol convertire te! È passo lui, che si stilla il cervello per spremerne fuori queste sue baggianate da opporre alle tue ispirazioni divine. Va là Pippo, non crucciarti delle ubbie del babbo; prosegui animoso la tua vita. Dio t'assiste e la mamma è al tuo fianco: la vittoria e l'avvenire ci arrideranno. Lasciamo gracchiare gli scettici, i pusilli, che obbediscono alla loro natura, ma non potranno mai ostacolare il cammino degli eletti del Signore». Queste erano le madri del Risorgimento (o, almeno, alcune di loro). Un'altra (uscita dalla stessa fabbrica) era Adelaide Cairoli, che donò alla Patria cinque figli maschi, quattro dei quali morirono combattendo per l'unità nazionale: il maggiore, Benedetto (che nel 1878 fu nominato capo del governo), fu l'unico a concludere l'esistenza nel suo letto. Adelaide divenne un esempio e un modello di comportamento quando fu citata da Giuseppe Garibaldi nel proclama alle donne di Palermo (agosto 1860) come «ricchissima, carissima, gentilissima matrona». Anche lei scriveva lettere ai figli, molto protettive (del genere «ricordati la maglia pesante»). Per esempio: «Sii economo e avvezzati a tenere un conto esatto delle spese, notandole giornalmente tutte»; oppure: «Ti invio i pantaloni e il gilè che tu vorrai preparare provati per il momento del mio arrivo, raccomandando anche di tenerli riposti in modo che non si sciupino e da portarli nelle debite occasioni». Questi episodi (molto gustosi) sono raccontati da Marina d'Amelia (che insegna Storia moderna alla Sapienza) in un libro - «La mamma» - pubblicato dal Mulino (14,50 euro) nella collana su «L'identità italiana» diretta da Ernesto Galli della Loggia. A giudicarli con superficialità, verrebbe da dire che poco o nulla è cambiato dall'Ottocento ad oggi nell'atteggiamento delle madri italiane. E invece l'autrice di sottili differenze ne individua parecchie, analizzando il fenomeno (tutto italiano) del «mammismo». Il primo ad usare questo sostantivo fu, nel 1952, lo scrittore Corrado Alvaro. E quella - sostiene la d'Amelia - fu l'«invenzione di una tradizione». Per dimostrare questa tesi il libro compie un percorso a ritroso fino alla seconda metà del Settecento, quando le madri avevano in famiglia un ruolo secondario, e l'unico punto di riferimento per i rampolli maschi era rappresentato dal padre. Perché il «mammismo» - occorre precisarlo - riguarda in modo specifico il rapporto fra la madre e i figli maschi. Le femmine hanno avuto un destino molto diverso. Per verificare la validità delle teorie del libro basterebbe ricordare (come viene ricordato) che mentre Mazzini scambiava la propria corrispondenza con la madre (e solo occasionalmente, e in modo molto formale, con il padre), Giacomo Leopardi (pochi anni prima) se prendeva carta e penna era per rivolgersi a Monaldo, il padre austero e scostante che l'aveva guidato unicamente alle fornicazioni con la monumentale biblioteca di casa, a Recanati. Il «mammismo delle madri risorgimentali aveva, indubbiamente, caratteristiche profondamente diverse da quello che hanno conosciuto i più vecchi fra i nostri lettori (ormai, anche questo è un fenomeno in via di estinzione, con le madri che lavorano e tornano ad affidarsi alle baby sitter, come facevano le nobildonne del Settecento, talmente afflitte dal

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