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La caccia alle streghe in Africa esiste ancora

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Un modo sbrigativo e crudele per liberarsi di loro, e poter magari poi risposarsi con fanciulle più giovani. Tutto questo in un Paese dove regnano la fame, la siccità e le epidemie. Esseri umani ingiustamente allontanati dal villaggio d'origine destinati ad un vita di emarginazione, paura e vergogna. Una realtà che pochi in Europa conoscono e che il regista burkinabè (del Burkina Faso) Pierre Yameogo, indicato dalla critica quale autore del neorealismo africano, ha portato per la prima volta sul grande schermo con il film «Delwende lève-toi et marche», premiato allo scorso Festival di Cannes con il Prix de l'Espoir. Il cineasta domani arriverà nella Capitale per presentare la pellicola nel corso di due eventi speciali. Una serata ad inviti al centro congressi Roma-Eventi di via Margutta, martedì, alla presenza del ministro dell'Azione Sociale e della Solidarietà Nazionale del Burkina Faso, Miriam Lamizana, nonchè una proiezione gratuita del film (fino ad esaurimento posti), giovedì al cinema Nuovo Olimpia alle ore 21. «Molte persone in Burkina - ha detto il regista - credono ancora alla leggenda delle mangiatrici di anime. Con questa storia ho voluto mostrare come ancora oggi alcuni membri delle piccole comunità rurali usino a loro vantaggio le credenze popolari, truffando il prossimo per esercitare il potere». Il cast è formato da attori non professionisti, in pratica gli abitanti del villaggio dove sono state effettuate le riprese. Alla loro prima apparizione sullo schermo anche le due protagoniste femminili, madre e figlia, che prima di accettare la parte hanno lungamento discusso con gli anziani e le donne della comunità. Blandine Yaméogo, la madre, accompagnerà il regista nel tour italiano. «Non credevo fosse possibile mettere in discussione le tradizioni - rivela Yameogo - poi ho letto Pasolini, è stato un colpo di fulmine. Ho amato il suo anticonformismo e il modo in cui ha denunciato i tabù del suo tempo».

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