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Il David Beckham della voce jazz tra vecchio swing e trasgressioni

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Il ragazzo ha swing, come dimostra il suo secondo album "Catching Tales", ma non insegue le movenze di un Sinatra o dei suoi epigoni; con un trasformismo che fa show, somiglia più ad un incrocio tra Stefano Bollani (per l'estro esecutivo) ed Elton John (ai tempi di «Rocket man») che alla schiera dei «nuovi Bublè». «Quando suoni standard - ha detto Cullum - il pubblico stabilisce che tu sei un crooner e viene ad ascoltarti in giacca e cravatta. C'è una parte di me effettivamente che vuole suonare jazz standard e cantare benissimo. Poi però c'è un'altra parte di me che vuole distruggere il piano e suonare quanto più forte è possibile». Come vedranno gli spettatori della sua tournée italiana (due date a gennaio 2006, a Nonantola e Milano) sfoga il suo entusiasmo famelico e percussivo sul piano, passa con ironia alla chitarra e ai tamburi, contagia tutto il suo groove persino rotolandosi per terra. E un raptus ogni tanto l'assale, per infilare "Take Five", il classico legato al nome di Dave Brubeck, nei momenti sospesi delle sue esibizioni live. «Scusate - dice serioso - ma non riesco a levarmi questo tic». Il jazz per Cullum è la piattaforma sulla quale far confluire il rock, l'hip hop, la dance. «Ho fatto un album in cui il jazz sono le fondamenta, ma si tratta di un disco pop. Il mio scopo è quello di far sentire qualcosa alla gente con cui possa divertirsi. Bublè, in quello che fa è un fuoriclasse, ma non fa niente di nuovo. Io amo Miles Davis e Herbie Hancock, quanto Prince, Bjork e Radiohead. C'è lo sguardo rivolto ai vecchi dischi, ma c'è anche il nuovo». Nel primo singolo, "Get your way", Cullum si avvale, infatti, della collaborazione di Dan The Automator, dj dei Gorillaz: «Ci siamo incontrati in un programma tv e l'ho visto alla consolle. Ho desiderato di vedere quell'attrezzo vicino al mio piano e "scratchare" come lui». Nel cd, tra le altre cose "Catch the sun", una cover dei Doves, e "Back to the ground", una "blues song" nata dalla collaborazione con Ed Harcourt. I momenti più morbidi arrivano con "Photograph" e con gli standard jazz "I only have eyes for you" e "I'm glad there is you". E' per questo che in Inghilterra lo hanno definito "il David Beckham del jazz", «credo che volessero dire - ha spiegato Cullum - che, come Beckham ha avvicinato tante persone al calcio, forse qualcuno si è appassionato al jazz attraverso il mio disco».

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