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«Le tele di Keith rivoluzionarie come i Beatles»

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Quel giorno Sean compiva nove anni, e Keith aveva incorporato il numero nove con la faccia di Sean. Credo che sia una delle opere migliori che abbia mai fatto - emana una tale energia! Ho sempre pensato che Keith e Andy Warhol, che erano così tanto amici e avevano così tante cose in comune, fossero due artisti molto diversi. Andy realizzava opere che erano delle dichiarazioni dotate di un incredibile umorismo, ma trattava i suoi soggetti in modo molto serio. Voglio dire, quando ha dipinto la lattina di zuppa Campbell - quello sì che era un concetto umoristico - l'ha comunque trattata in modo molto serio. A quel punto, doveva fare così. Con Keith, invece, è esattamente l'opposto. Keith tratta materie molto, molto serie, come l'Aids, per esempio, ma le tratta graficamente. Lui, però, si approccia ai suoi soggetti in modo divertito, persino ottimista...Quindi è l'esatto contrario di Andy. È questo che rende Keith tanto interessante. Non credo che Andy si misurerebbe mai con argomenti seri come l'AIDS. Si occuperebbe di qualcosa di molto superficiale - qualcosa che abbia la capacità di riflettere le superficialità del mondo in cui viviamo - e poi lo tratterebbe in modo molto serio. Quindi la sua strada è molto diversa da quella di Keith. Keith è sempre rimasto fuori dal mondo dell'arte, perché la sua arte è l'arte della gente. In questo senso è simile al produttore di un disco di musica pop - di gruppi le cui canzoni arrivano alla gente. John Lennon ha fatto lo stesso, e lo stesso hanno fatto i Beatles negli anni Sessanta. Keith sta facendo esattamente la stessa cosa, ed è per questo motivo che riesce a comunicare a un livello così ampio. Keith è molto accessibile - ed è anche molto gentile, specialmente con i bambini. Ha una facilità innata di comunicare con la gente che molti altri artisti non hanno. Io, per esempio, non ce l'ho. Ma lui sì - ed è stupefacente. (* intervista di John Gruen a Yoko Ono, per il catalogo della mostra su Haring, edizioni Skira)

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