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di MARIDA CATERINI LUCA Zingaretti torna per l'ultima volta nel ruolo del commissario ...

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L'attore infatti ha deciso, come ci anticipa, spiegandone i motivi, di abbandonare il personaggio e dedicarsi, per il momento, al cinema. Non solo, ma Zingaretti smentisce categoricamente le voci che lo accreditavano come l'interprete del boss Totò Riina in una fiction televisiva prevista per Mediaset. Nell'attesa di vederlo su Raiuno il 22 ed il 29 settembre nelle due fiction «Giro di boa» e «Par condicio» tratte dai romanzi di Andrea Camilleri, l'attore parla a tutto campo della sua attività professionale, svelando anche particolari della sua personalità e della vita privata. Perché rinunciare ad un personaggio all'apice della popolarità? Teme forse l'identificazione con Montalbano? «Abbandonare il commissario Montalbano rappresenta per me una scelta doverosa. Con un atto di coraggio e di sacrificio ritengo giusto uscire di scena adesso lasciando al pubblico il ricordo di un personaggio vivo che è riuscito a comunicare emozioni facendo, nel contempo, conoscere alla platea televisiva le realtà di un'Italia solitamente trascurata. Ritengo chiuso questo ciclo della mia vita professionale». Il produttore Valsecchi aveva annunciato il progetto di una fiction su Riina in cui lei avrebbe dovuto interpretare il boss. Perché non ha accettato? «Di una tale proposta non ne sapevo nulla. E se anche mi venisse fatta la rifiuterei subito perché non mi interessa. Sono altri, adesso, i miei obbiettivi professionali». Non ha mica l'intenzione di abbandonare la Tv che le ha dato la notorietà, per dedicarsi al grande schermo? «Fino a tutto dicembre sarò impegnato nelle riprese degli ultimi due, dei quattro episodi previsti da Raifiction, de "Il commissario Montalbano" che andranno in onda nella prossima primavera. Il progetto iniziale contemplava la programmazione sequenziale su Raiuno di tutte e quattro le fiction nel 2006. Ma la rete per esigenze di palinsesti, mi ha chiesto l'anticipo dei primi due episodi. Dopo, magari dopo un anno sabbatico, mi piacerebbe concentrarmi su progetti cinematografici. Mi considero uno dei pochi attori riusciti a coniugare gli impegni televisivi, cinematografici e teatrali. Esiste anche la concreta possibilità, se supportata da un progetto artisticamente valido, di poter esordire nella regia per il grande schermo». Intanto ha fatto le prove come regista di un documentario su Suso Cecchi D'Amico. Quando e dove lo vedremo? «Più che la regia ne ho curato il montaggio. Ho cercato di far parlare Suso e Margherita D'Amico sui mutamenti avvenuti in Italia negli ultimi cinquant'anni. Mi piacerebbe presentarlo non solo in una serie di serate, ma proporlo anche nelle scuole per il suo contenuto storico». Sembra di capire che per adesso la fiction può attendere. Largo al cinema, dunque? «A livello immediato sono il protagonista della pellicola di Roberto Faenza "I giorni dell'abbandono", una storia che mi ha molto gratificato come attore. Tra breve inizierò le riprese di un nuovo film diretto e sceneggiato da Gianluca Maria Tavarelli. Si tratta di una vicenda corale in cui sono coinvolti circa trenta attori, incentrata su di un gruppo di quarantenni in crisi esistenziale che si incontrano e condividono una serie di esperienze felici e drammatiche. Un progetto al quale tengo moltissimo». Ha vissuto anche lei la crisi dei quarant'anni? «È durata un anno e mezzo. Ha contribuito a fare di me una persona più matura perchè tollerante, pronta a comprendere ed a giustificare le realtà, spesso difficili, di chi ci circonda». Si è mai chiesto dove vuole arrivare nella carriera e nella vita? «Ora che sono un felice quarantenne mi piace navigare a vista».

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