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Le mogli tradite e la Maddalena

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maMostra del Cinema: quello italiano - deludente - di Roberto Faenza, «I giorni dell'abbandono», l'americano - applauditissimo - «Romance & Cigarettes» di John Turturro e il mistico «Mary», coprodotto da Italia/Usa e firmato da Abel Ferrara. Brutta giornata per il cinema italiano, che ha deluso le aspettative con il film di Faenza, il primo a passare sul Lido delle tre pellicole nazionali in concorso, mentre oggi è attesa nella sezione Orizzonti Valeria Golino in «Texas» di Paradivino. Nonostante l'intensa interpretazione dei bravissimi attori - Luca Zingaretti, Goran Bregovic e, soprattutto, Margherita Buy in un ruolo predominante (tanto che già il direttore Muller si è fatto scappare un accostamento con la Coppa Volpi) - alla proiezione riservata alla stampa, sono stati davvero pochissimi gli applausi e molti i fischi per il film, il secondo, dopo quello di Battiato (sezione Orizzonti) ad essere palesemente criticato. La storia, tratta dal romanzo di Elena Ferrante - persona mai vista in pubblico tanto da far pensare che dietro il suo nome si nasconda in realtà un uomo - racconta un tradimento consumato dal marito, in una famiglia borghese di Torino. Una sera qualunque, l'uomo dice alla moglie: «Ho bisogno di pensare, di stare solo per un po'». E se ne va di casa. Così iniziano per lei i giorni dell'abbandono: lunghe, lente giornate, in cui le piccole cose quotidiane si trasformano in momenti pesanti, finché il pensiero di quell'assenza maschile rende la donna uno larva umana, abbrutita e depressa. «Margherita Buy - ha spiegato il regista - ha attraversato nella sua vita un'esperienza simile e per questo ha avuto una grande sensibilità nell'affrontare il personaggio. Olga, la protagonista, finito il suo percorso doloroso ha occhi diversi: sanno cosa significhi perdere la stima di sé e diventare schiava di un ruolo che deve abbandonare se vuole riacquistare il piacere della vita». Ai fischi della critica, Faenza ha risposto deciso: «Zitti voi, che non sapete piangere! Sono queste le parole di un bambino che rimproverava i compagni più grandi quando ridevano nella scena dolorosa di sesso in un lager, durante la proiezione nelle scuole del film "Jona che visse nella balena", che ho realizzato nel 1993. Perciò, non sono stupito dalla reazione negativa: è un film che va digerito, come è accaduto con "Jona". È un film sui sull'abbandono: anche Torino, dove l'abbiamo girato e dove io ho vissuto fino agli Sessanta, è una città che ha vissuto l'abbandono della grande industria automobilistica. Da città grigia che era, ora è libera, colorata e piena di vita. I torinesi sembrano rinati, come la Buy». Per Bregovic, che oltre ad interpretare il ruolo del vicino di casa innamorato di Olga, ha scritto anche le musiche del film cantate da Carmen Consoli, «la sofferenza provata da Olga non è solo un'esperienza femminile, ma un'emozione umana, che possono provare pure gli uomini». Interessante, anche se forse troppo ricco di tesi e situazioni diverse, il film di Ferrara, «Mary», che s'ispira al «Codice da Vinci» di Dan Brown, dove c'è una Maria Maddalena, discepola preferita e compagna del Cristo. La storia è quella di Marie Palesi (Juliette Binoche), attrice così ossessionata dal ruolo della Maddalena, appena interpretato in un film, da intraprendere un delirante percorso mistico. La sua vita s'intreccia con quella del giornalista Ted Younger (Forest Whitaker) che, nel suo popolare show tv, realizza un'inchiesta sulla vita di Gesù, con incontri e teorie, basate sui Vangeli apocrifi. L'uomo, che ha un'amante e trascura la moglie incinta per una carriera in cui su tutto contano l'audience, quando la donna rischia di perdere il bambino, d'improvviso prega Dio: «Signore prendi me». Al contrario del film di Faenza, escono rivalutate le donne viste da Ferrara: a cominciare dalla Maddalena, promossa da prostituta a discepola preferita di Gesù, per finire con la protagonista Marie. Nel film, che è stato già comprato in Francia dove uscirà a dicembre e sarà distribuito in Italia da M

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