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Uno scherzo finito in tragedia

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In «Mean Creek» il regista Estes crea climi alla Stephen King

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PROVINCIA americana. Con molta campagna attorno e un grande fiume, il «mean creek» del titolo. Un gruppetto di ragazzini in età scolare. Il più piccolo, Sam, è angariato a scuola da un ciccione, George, che si dà arie da duro. Suo fratello, con alcuni suoi amici, decide di vendicarlo portando con una scusa George al fiume e lì punirlo a dovere. Ma il gioco, che voleva essere soprattutto uno scherzo, degenera, al di là delle intenzioni, e George, caduto in acqua e non sapendo nuotare, annega. Di colpo il clima cambia. Cosa fare di quel morto? si chiedono tutti, ognuno con animi divisi tra la paura e le decisioni più spericolate. Prevarranno queste ultime e, pur non essendo tutti d'accordo, si finirà per seppellire il cadavere sulle rive del fiume. Dopo, però, cominceranno i rimorsi e, nonostante le paure addirittura raddoppiate, i più sensibili tra loro si ridurranno a confessare. Mentre il più grandicello, inorridito all'idea della prigione, sceglierà addirittura di fuggire in Messico, dopo una rapina in un negozio. Un'opera prima, nonostante il regista, Jacob Aaron Estes (nella foto), che si è anche scritto il testo, si sia già fatto conoscere per una sua collaborazione con Rob Reiner di cui qui sembra di poter ricordare il bellissimo «Stand By Me» da Stephen King. All'inizio lo stesso clima un po' svagato, con un disegno psicologico di tutti quei ragazzini che tende a ricordare i consueti film americani sugli scolaretti, fra piccoli dileggi e battute un po' pesanti. Dopo, però, di fronte a quel morto, tutto cambia, i caratteri si precisano, chi pronto alla fuga, chi capace di affrontare certe responsabilità, pur in contraddizione con gli altri subito in preda allo sgomento, e le tensioni vanno facendosi sempre più oppressive, fino all'ossessione. Mentre la regia, con immagini ben composte, ora puntando con insistenza sulle facce, ora isolandole nelle cornici campestri attorno, crea a poco a poco un'atmosfera in cui l'incubo dilaga, con tutte le sue angosce. Concludendo, però, con meditata asciuttezza, narrativa e stilistica. Gli interpreti mostrano di sapersi adeguare, nonostante la loro età. Sam, il bambinetto da cui tutto prende le mosse, è Rory Culkin, fratello minore del più noto Macaulay di «Mamma ho perso l'aereo». Fra gli altri spiccano Trevor Morgan, che deciderà la vendetta e Josh Peck, che ne sarà la vittima. Tutti con un certo piccolo passato al cinema e in Tv.

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