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di GIAN LUIGI RONDI MUSICA CUBANA, di German Kral, con Pío Leiva, compositore e cantante e strumentisti ...

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Come in «Buena Vista Social Club», di Wim Venders, la musica cubana è in scena di nuovo. Venders, però, questa volta è solo produttore e il film, difatti, l'ha scritto e diretto il tedesco German Kral. Senza molte idee, però, e con una sola novità, che mentre in «Buena Vista Sociale Club» si documentavano da vicino i grandi e ormai molto anziani compositori e cantanti della musica di Cuba, qui si mette l'accento sui giovani che, in quello stesso campo, si stanno facendo strada. Di anziano ce n'è uno soltanto, Pío Leiva, che, nell'altro film, la faceva quasi da coprotagonista a fianco di Company Secundo, però il suo privato lo si analizza solo di sfuggita perché questa volta, dando appunto spazio ai giovani - compositori, cantanti, strumentisti, arrangiatori - ci si limita a dar rilievo quasi soltanto alle loro esibizioni collegate da un labilissimo filo conduttore, quello di un tassista melomane che, avendo conosciuto Pío Leiva, si mette in testa di organizzare, sotto la sua egida, un gruppo musicale di cubani con cui fare, se possibile, concerti in tutto il mondo. E ci riuscirà perché, avendo conquistato dei giapponesi, andranno tutti a Tokio a mietere applausi esattamente come, nell'altro film, mietevano applausi e consensi al Carnegie Hall di New York i bravi vecchietti del Buena Vista Social Club. Poco di tutto, ad eccezione, ovviamente, della musica annunciata fin dal titolo. Salvo il patriarca Pio Leíva, che in fondo è solo il personaggio di se stesso, gli altri, tutti gli altri, dal punto di vista narrativo sono solo figurine che, quando non cantano o non suonano, si riducono al rango di comparse in una storia quasi senza trama. Comunque chi ama la musica afro-cubana, quella tradizionale e quella che si sta facendo avanti adesso, qualche interesse nel film riuscirà anche a trovarlo. Purché, s'intende, non cerchi il cinema. Che non c'è.

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