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Tori: «Vorrei suonare al Colosseo»

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Nell'album «Beekeper» la cantautrice racconta la nuova America cristiana

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Tori Amos, (questa sera al RomaRock Festival di Fiesta e domani al Neapolis Festival di Napoli) non è soltanto una pianista e compositrice di talento, ma una fonte inesauribile di idee, una personalità magnetica, una voce che incanta. «Le radici o la struttura del mio modo di scrivere - dice - sono la voce che esce dal pianoforte e i libri di mia madre. Moglie di un pastore, era circondata dalla Bibbia con l'anima segnata dai racconti di mio nonno. Da lei ho ricevuto le chiavi della biblioteca e del giardino». Signora Amos, chi si nasconde dietro la figura dell'apicoltore del suo suo ultimo album, «The Beekeeper»? «Le api sono la ragione principale per cui un giardino si mantiene rigoglioso nel tempo. Ma senza un buon apicoltore il giardino si può trasformare in un deserto. E' una forza creativa e neutrale. Se nel mio precedente lavoro ero partita dalle mie origini nativo-americane, in questo ho messo in campo tutta me stessa come donna cristiana. Era l'unico modo per affrontare l'America di oggi, per sciogliere il groviglio del sistema, delle sue falsità e delle sue manipolazioni. Ho letto i Vangeli gnostici per risalire alle origini della cristianità. Gli insegnamenti di Gesù sono stati distorti e il ruolo delle madri della chiesa è stato sminuito rispetto ai padri. Nel mio disco il dialogo tra l'uomo e la donna è paritario». I temi del disco sono complessi. Il «live» aiuta ad esprimerli? «Mi piace molto suonare in Italia, ma il Colosseo sarebbe perfetto. Un concerto per solo piano, circondata dagli spiriti che hanno vissuto lì». Darà spazio, come sua abitutide, anche alle cover? «Si, è la parte in cui il mio show diventa una specie di piano bar per turisti. Decido quali pezzi fare poco prima di salire sul palco, sulla base delle richieste dei fans che arrivano nel forum del mio sito e gli italiani che mi scrivono sono veramente tanti».

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