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Barbara De Rossi «Sul set era esigente ma anche dolce come un padre»

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Lui era il presidente di giuria, io non avevo neanche 16 anni. Si avvicinò a mio padre e gli disse: "Lei ha un'attrice in casa e non lo sa". Ma mio padre non aveva alcuna intenzione di farmi entrare nel dorato mondo della celluloide». È emozionata Barbara De Rossi quando racconta questo episodio perché grazie al regista milanese scomparso oggi è un'attrice di successo. «Gli devo molto, a quei tempi la mia massima aspirazione era quella di fare la veterinaria ma lui capì subito che potevo intraprendere un'altra strada». Ed infatti Barbara partecipa a due film firmati da Lattuada. «Così come sei» del 1978, dove è la figlia di Marcello Mastroianni, e due anni dopo «La cicala», nei panni ancora di una figlia, ma questa volta di Virna Lisi, una prostituta. «Per convincere mio padre Gilberto dovette intervenire Marcello Mastroianni in persona che telefonò a casa garantendo la serietà del progetto cinematografico - continua a raccontare la De Rossi - "Ricordati di essere sempre te stessa", mi ripeteva. "Sii spontanea davanti alla macchina da presa"». Sul set, infatti instaura un rapporto quasi filiale con la sua giovane interprete. «Mi faceva sorridere ripetendomi in continuazione che se avessi fatto carriera dovevo condurre una vita morigerata, non fare tardi la sera e dormire molto. Proprio come si diceva facesse Sofia Loren per mantenere intatta la sua bellezza. Sul lavoro era una sorta di sergente di ferro, portava un fischietto al collo per richiamare gli attori. Con "La cicala" Lattuada accentuò il suo interesse per la sensualità e l'erotismo. Il film fu anche sequestrato ma arrivato nelle sale ebbe un successo straordinario». La predilizione di Lattuada per le giovani donne, per la bellezza adolescenziale è diventata leggendaria, come traspare in quasi tutti i suoi lavori. Non a caso con lui, agli inizi di carriera, ha lavorato anche Eleonora Giorgi. «Avevo poco meno di vent'anni quando arrivai sul set di "Cuore di cane" e mi colpì con modi di fare tipici di un uomo della borghesia dell'Ottocento, ma anche con il suo grande spessore culturale. Eppure allo stesso tempo traspariva in lui una leggerezza che faceva intuire un carattere "birichino" - ricorda l'attrice oggi anche regista - Sul set era meticoloso, preparava le scene con estrema serietà. Io ero molto intimidita dall'ambiente, recitare con Max von Sydow, interprete bergmaniano per eccellenza, è stato di grande impatto. Nonostante l'età ero una ragazza seria e dolente e Lattuada mi diceva sempre che dovevo dare spazio alla mia solarità. Ho un ricordo, forse un po' triste. Io e lui intenti a mangiare il nostro cestino del pranzo ai bordi di un laghetto negli studi di Cinecittà dove abbiamo girato il film negli anni '70. La ex mecca del cinema era in uno stato di semiabbandono e viveva uno dei suoi periodi più brutti e desolanti, lasciata per anni nel degrado».

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