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Gazzè: «Per i miei dieci anni canto il non-sense in francese»

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Il cantautore romano Max Gazzè riesce a farlo con disarmante semplicità nel doppio lavoro «Raduni 1995/2005» che raccoglie ventisei editi e quattro inediti che ancora una volta stupiscono per la via di mezzo che l'autore riesce a trovare tra la poesia musicata, costruendo brani che affascinano, pur sfuggendo alla canonica forma-canzone cui la musica leggera ci ha abituati. Fermarsi? «Mai - commenta Gazzè, sorridendo - anzi ora posso dedicarmi anche ad altre cose come lavorare alle musiche di un cortometraggio, suonare in uno spettacolo dal titolo "Gizmo", con Stewart Copeland, Raiz, Vittorio Cosma e poi dedicarmi alla mia famiglia: ad agosto sarò padre per la terza volta». L'arrivo di Gazzè sulla scena musicale italiana, ha offerto visibilità a una musica metricamente originale (se non innovativa), a un uso intelligente delle sonorità, a un modo di prosare testi poetici che sembra d'altri tempi. Anche nella nuova raccolta non delude le aspettative Si ascoltano, accanto ai suoi cavalli di battaglia come «Vento d'estate», «Una musica può fare» e «Cara Valentina», una ballad struggente come «Di nascosto», la solare «Splendere ogni giorno il sole», l'ironica «Sexy» citando le brass band balcaniche, contro la facile seduzione. E infine un brano in francese, «Chanson idiomatique», un collage di frasi idiomatiche e proverbi divertenti, surreali. Una canzone non-sense il cui scopo, come recita il ritornello, è quello di far ballare tutti, dalla Bastiglia al Giappone. Dove ama comporre? «Io compongo sempre, ovunque mi trovi. Poi a casa mi capita spesso di riascoltare le idee che sviluppo durante i viaggi. Mi piace portare su disco le ultime idee che mi sono venute. Può darsi che un brano sia nato da tanto tempo, come nel caso de "Il timido ubriaco", che ho composto 5 anni prima, ma con un arrangiamento diverso». Chi l'ha influenzata maggiormente, nella musica? «Ho sempre ascoltato musica per musicisti, come Wheater Report, Miles Davis, ho familiarizzato i concetti di risonanza e li ho fatti miei, così alla fine le influenze esterne sono minori. Comunque per fare qualche nome potrei citare, a livello di armonie, Peter Gabriel e i Police. Per le liriche, mi piace molto la poesia, Mallarmè, Prevert, Montale». Cosa ne pensa della professione di musicista? «In generale posso dire che l'artista gode di particolari privilegi, ha la possibilità di dire cose particolari perché sa che colpirà il pubblico. La musica è comunicazione, e come tale va sfruttata anche per sensibilizzare il pubblico: per questo è necessario essere presenti, dove e quando possiamo».

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