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Fortis tra Re Artù e Dio

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«E aspetto risposte da Spielberg per un musical»

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Guarda al futuro tenendosi ben stretto il passato il 50nne cantatutore milanese che domani festeggia il compleanno (auguri) e che ha già superato i 25 anni di carriera. 15 canzoni nuove, un dvd e un tour in partenza per lanciare "Fiori sullo schermo del futuro" (in uscita il 10 giugno) e per ribadire con il singolo "Mai dire mai" (da dopodomani in radio) la sua irriducibile, romantica, attrazione per quel certo alone di futuribilità. Fortis, perché ha riunito la band di un tempo per realizzare questo suo 13mo album? «Ho voluto accanto quei bravi musicisti che hanno condiviso con me un pezzo di vita. Sento il bisogno di un rapporto profondo per fare dei dischi. Penso che nel del rock-pop, oggi, sia importante fare musica in questo modo per riuscire a essere autentici e generosi in tempi dominati dal cinismo universale». Parla del cinismo dell'industria discografica? «Oggi, siamo al supermercato della musica, il marketing prevale sull'aspetto artistico e i media televisivi sostengono certi generi musicali alienanti. In Italia escono oltre 50 cd al mese, ma manca una proposta sostanziale: è l'aspetto negativo della globalizzazione. A me tocca fare come Luke Skywalker in "Guerre Stellari": devo piazzare nel punto giusto l'unico colpo che ho». In "Mai dire mai" Sanremo e l'Islam l'annoiano, si domanda com'è che "Gesù ha perso il tram" e denuncia la pretesa di essere "dentro o fuori". È il lamento di un credente: in Dio o nella musica? «In entrambi. Sono un credente e talvolta con le mie metafore punto ad accomunare temi e aspetti religiosi con cose profane. In tv l'arte musicale è affidata molto al Festival di Sanremo, invece dovrebbe esserci anche altro. L'integrazione sociale, dopo l'11 settembre '01, si è sostituita ai problemi religiosi». Nei nuovi brani canta anche l'aborto e il sacro Graal di Avalon. «Attacco la paura che abbiamo di squilibrare la nostra frenetica tabella di marcia, il nostro egoismo indotto. "Scemo" non è una canzone politica, è una bandiera dell'amore». Per il resto, un appassionato della leggenda di re Artù e dei cavalieri della Tavola rotonda, così come dei Templari. «Per me, Bono e Spielberg sono i grandi "templari" del nostro tempo per ciò che fanno nell'arte e nella vita. Adoro il film "Minority Report" per la sua capacità di combinare l'aspetto poetico con quello telematico. Sono un fan di Steven Spielberg. 4 anni fa, ho scritto storyboard e canzoni di un musical, "Suspended Animation", che ho proposto alla sua major, la Dreamworks: aspetto la risposta».

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