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Addio a Lombardo, una vita per Shakespeare

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Indimenticabili le sue traduzioni e il «Re Lear» realizzato in teatro con Giorgio Strehler

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Da anni traduceva e pubblicava (da Feltrinelli e da Newton Compton) una dopo l'altra tutte le opere teatrali e poetiche di Shakespeare. Con amici e allievi teneva il conto di questo lavoro immenso, mentre gli anni che passavano. Andava avanti senza scadenze definite: era la sua assicurazione sulla vita, che si è conclusa però con una ventina di titoli ancora da tradurre. Nato il 6 marzo 1927 a Messina, si laureò a soli 21 anni con Mario Praz, maestro degli studi di anglistica in Italia. Compì un primo viaggio negli Stati uniti in nave nel 1950, cominciando proprio in quelle settimane di mare il suo lavoro di traduttore. Ebbe giovanissimo una cattedra all'Università di Bari, poi dal 1960 al '66 insegnò alla Statale di Milano. Quindi si trasferì a Roma, alla Sapienza, dove ha insegnato Lingua e Letteratura inglese fino alla pensione, quattro anni fa. Continuava tuttavia ancora in questi mesi un ciclo di lezioni settimanali, per non interrompere il dialogo con i suoi studenti, moltissimi dei quali sono oggi in cattedra in varie università. L'insegnamento, il rapporto vivo con allievi e studenti fu del resto per lui sempre un impegno più morale che professionale, anche nei frangenti più critici e durante gli scontri del '68. A questo si univa una scelta di campo politico molto netta per il Pci, anche come collaboratore dell'Unità. Nominato Accademico dei Lincei, fu anche per molti anni presidente del Teatro Ateneo dell'Università di Roma, contribuendo insieme al direttore Ferrucio Marotti a creare un dialogo proficuo fra il teatro e l'università. Al teatro del resto dedicò per tutta la vita molte energie, come traduttore e come collaboratore drammaturgico dei maggiori registi italiani, a cominciare da Strehler che lo ebbe accanto durante le prove di una leggendaria edizione del «Re Lear» con Tino Carraro agli inizi degli anni '70. Importanti anche i suoi studi e l'amicizia con Eduardo De Filippo, al quale aprì le porte dell'università, e al quale dedicò un celebre saggio («Eduardo, da Napoli al mondo»). Fra i suoi saggi studiosi e uomini di teatro hanno letto e riletto «Il fuoco e l'anima» su «Antonio e Cleopatra», «L'eroe tragico moderno» su Amleto, «La grande conchiglià su «La Tempesta». E ancora - appena ripubblicati da Elleu multimedia - restano fondamentali i suoi studi su Henry James.

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