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Un italiano riscrive la storia dei Maya

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Dal sito di Cival, nella foresta tropicale, sono riemerse intatte le colossali sculture in pietra di due volti umani, con i denti di serpente, che rivelerebbero rituali religiosi di una civiltà ben più antica, sofistica e complessa di quanto si è pensato finora. I reperti scoperti - ha annunciato lo studioso, responsabile di una campagna archeologica finanziata dalla rivista statunitense National Geographic - risalgono al 500 avanti Cristo, mentre comunemente si data al 300 avanti Cristo l'inizio dell'era Maya. Francisco Estrada Belli, nato a Roma nel 1963, si è trasferito - come tanti brillanti ricercatori - negli Stati Uniti subito dopo essersi laureato in Archeologia e Antropologia all'Università La Sapienza nel 1991. È dal 1995 che conduce ricerche in Guatemala e dallo scorso anno, come docente dell'Università Vanderbit (Tennessee, Usa) è stato incaricato dalla National Geographic di esplorare un'area poco battuta nel Nord Est del Paese. «Gli scavi a Cival - rivela lo studioso - hanno portato alla superficie piramidi pre-classiche, sculture monumentali, offerte sacre e oggetti religiosi in giada che gettano una nuova luce sulle cerimonie e sul simbolismo delle prime dinastie Maya». Si tratta di scoperte che potrebbe costringere gli storici a riscrivere le tappe di quella civiltà. L'apogeo di Cival è avvenuto infatti molto prima delle altre antiche città maya del Guatemala e dello Yucatan. A Cival vivevano probabilmente 10 mila persone, nel momento del suo massimo splendore,diverse centinaia di anni prima del periodo Maya classico. «La città - ipotizza l'archeologo - fu probabilmente abbandonata dopo un attacco violento da parte di una potenza emergente, come Tikal».

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