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di GIAN LUIGI RONDI IL COSTO DELLA VITA, di Philippe Le Guay, con Vincent Lindon, Fabrice ...

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CINQUE storie sul denaro. A Lione, oggi. Protagonista della prima è Brett (Fabrice Luchini), così avaro che quando pranza con degli amici cerca sempre di non essere lui a pagare il conto. Nella seconda, invece, Coway (Vincent Lindon) è così prodigo che rischia di far fallire il piccolo ristorante che gestisce. Poi c'è Nicolas (Claude Rich) che, ricchissimo e non più giovane, vorrebbe disfarsi del suo ingente patrimonio per godersi lontano quello che gli resta della vita. Mentre sua nipote Laurence (Isild Le Besco), per non essere amata solo a causa della sua ricchezza si finge povera e va a far la cameriera proprio nel ristorante di Coway. Héléna (Gérarldine Pailhas), protagonista della quinta storia, è invece una squillo di lusso che, avendo fatto innamorare Brett, si dedica all'impresa... umanitaria di guarirlo dalla sua tirchieria facendogli spendere soldi a più non posso, lui, finalmente, consenziente (anche quando poco convinto). I casi ora si svolgono solo in parallelo ora, appunto, si intrecciano in superficie. Scritti e poi rappresentati da Philippe Le Guay, abbastanza noto nel cinema francese, anche come sceneggiatore. Lo scopo cui mirano è quello scoperto, di analizzare il peso che ha il denaro nella nostra società, un po' come aveva fatto Sautet nel «Commissario Pellissier» e con echi, sia pure molto attutiti, di quel grandissimo film di Bresson che era stato «L'Argent». In cifre, però, sempre modeste, sul dramma privilegiando la commedia se non addirittura la farsa, e volgendo spesso in caricatura i tic e i difetti di questo o quel personaggio, non ultimo quello di Brett cui, quasi per analogia con l'avarizia, si aggiunge la... stitichezza. Qualche sorriso comunque lo si ottiene e nonostante un lieto fine quasi per tutti, alcuni spunti originali si impongono. Grazie anche a degli interpreti sempre fra i più validi del cinema francese di oggi.

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