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Galeotti quei cocktail dall'editore Gallimard

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Amori, amanti e tic della musa dell'esistenzialismo che Sartre convinse a cantare

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Quando venne pubblicata in Francia, nel 2001, creò un certo rumore, se non altro perché inquadrava la Greco, dama in nero e signora dell'esistenzialismo, anche tenendo presente la sua tumultuosa vita sentimentale, dai suoi tre matrimoni alle sue relazioni celebri: Miles Davis, Sacha Distel, Darryl Zanuck, Michel Piccoli... Per la settantasettenne cantante francese non ci sono dubbi: a Parigi fra il 1945 e il 1960 successe tutto. La parte migliore del mondo era radunata lì. Forse si trattò di una congiunzione astrale, certo è che gran parte dei talenti più creativi in tutti i campi dell'intelletto e del talento stavano a Parigi. Con il suo maglione sformato e i suoi pantaloni neri, senza scarpe, andava ai cocktail organizzati dai Gallimard nel grande giardino della casa editrice, in rue de l'Université. Fu lì che la futura musa di Saint-Germain-des-Près conobbe scrittori come Steinbeck, Faulkner e solo in un secondo tempo Boris Vian e Jean-Paul Sartre, che scrisse i testi delle sue prime canzoni. Più che testi erano brandelli di vita, vergati aspettando l'alba sulla Rive gauche di una Parigi illuminata dall'esistenzialismo e dalle collaborazioni fra poeti, scrittori e musicisti. Sartre fu semplicemente il primo a convertire la Greco alla musica. Accadde una notte, scendendo a piedi a Montmartre, dopo una cena di gruppo a base di parole e speranze. «Perché non canta?», «Perché non mi piacciono i testi delle canzoni», «Venga domani mattina da me, le darò alcuni miei libri». Tre frasi per cambiare la storia. Non reticente («Ho schiaffeggiato mia madre ma non chiedetemi perché»), disposta a qualsiasi scandaglio («Amo gli uomini ma li lascio io»), auto-protettiva addirittura con i luoghi comuni che hanno alimentato il suo mito («Amo il nero perché è l'unico colore che mi difende e mi protegge, con un altro qualcuno potrebbe vedermi»), la Greco, a dispetto degli anni, dimostra di essere la sola rimasta a cantare con gli occhi e con le mani, oltre che con la voce. Forse anche l'ultima a cantare in un francese che non esiste più. Questa biografia si rivela un libro sapido e Bertrand Dicale, giornalista del «Figaro», fra i maggiori esperti della canzone francese, restituisce con piglio narrativo un'epopea indimenticabile. Intanto la cantante ha pubblicato un nuovo album, «Aimez-vous les uns les autres ou bien disparaissez» («Amatevi l'un l'altro o sparite»), tredici brani inediti e una cover di Serge Gainsbourg, all'interno del quale figurano nuovi collaboratori, fra cui Benjamin Biolay, un autore che si era già fatto notare per il suo lavoro accanto a Henri Salvador. Bertrand Dicale «Juliette Gréco»» Le Lettere 168 pagine, 24.50 euro

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