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PARIGI — Kenzo Takada, giapponese di Hyoko, ha trovato in Antonio Marras, sardo di Alghero, il suo vero erede.

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La sua donna nomade che incrocia oriente e occidente, rimarrà a lungo impressa negli occhi. Marras, che ha esordito con l'alta moda a Roma nel 1996 e poi con il pret-a-porter a Milano nel 1999, ieri era atteso alla sua più difficile prova professionale: la prima collezione Kenzo, la prima passerella davvero internazionale, il peso di un'eredità enorme. In più, tutti gli occhi puntati su di lui, per invidia da parte di qualcuno, per legittima ansia da parte dei vertici del gruppo Lvmh, che avevano scommesso su questo 43enne, portandolo a Parigi. Lui, così autenticamente sardo che ama lavorare nella sua Alghero, chiuso nella sua casa, con la sua grande famiglia, il suo gruppo, le sue abitudini e, diciamolo, le sue manie, è entrato in sintonia con la nuova equipe. Dire che è andata bene è dire poco. Applausi a scena aperta per i mantelli in patchwork di infeltrite lane fantasia, i magnifici pantaloni maschili extra-large portati con giacche corte, scolpite, ricamate. Stoffe scozzesi e tessuti a fiori, lane pesanti da uomo e sete leggere da fanciulla, cappotti di tweed con applicazioni di monete e decoupage, stole di tricot ed esplosioni di rose in velluto su mantelli bianchi. C'era la Sardegna dei nuraghi, il Giappone, la Mongolia, l'Ungheria, la Persia,. C'erano le zingare e le indiane d'America, eppure non c'era niente di tutto questo. Perchè quando una collezione che attinge alle culture del mondo diventa moda, non è più folcloristica e multietnica, è solo moda. Tom Ford, invece ha deciso di dare l'addio alle passerele di Yves Saint Laurent con una sublime eleganza ripetitiva che arriva dalla Cina. Una lady Shangai con un kipao che è un intero guardaroba moderno, sexy e grintoso. È la sentinella di una moderna Città Proibita la modella che esce per prima in passerella, con la giacchina cinese, ma di sapore militare, in raso bordeaux, spalle ben montate, corpino stretto, nervature e pinces, taschine e spalline. Cammina in gonna stretta, sotto al ginocchio, di satin rosso, con blusa di raso fragola. Tutto è strizzato intorno al busto e ai fianchi, la vita è segnatissima, ma piccoli vezzi alleggeriscono l'insieme: la giacca diventa blusa, l'attaccatura delle spalle si alza e si gonfia, le maniche fanno un piccolo sbuffo, le gonne si allungano e si arricchiscono con intarsi di tulle sui fianchi. Finisce la sfilata, finisce la storia del rapporto tra Tom Ford e la maison Yves Saint Laurent. Lo stilista texano esce in passerella con una giacca da smoking rossa. Gli invitati si alzano in piedi, applaudono, ululano come negli stadi. Ford avanza con difficoltà perchè il pubblico ha invaso il campo. Ringrazia e sorride, si volta e se ne va, ma la gente, invece di uscire, si mette in fila per andarlo a salutare. La processione dura più di un'ora. Bella sorpresa da Romeo Gigli che, con una collezione precisa e seducente nella forma e nei colori, sembra aver ritrovato la vena giusta. Mix gitano di gran classe da Christian Lacroix che si conferma il re della moda zingaresca sofisticata.

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