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«Passion», 17 milioni di dollari in un giorno di programmazione

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«Passion» ha debuttato mercoledì delle Ceneri, in quasi 4.643 sale tra Stati Uniti e Canada, una distribuzione inusualmente vasta per un film a tema religioso. «È chiaro che è un film enorme», ha commentato Brandon Gray un analista di Los Angeles che segue i risultati ai botteghini. Altri tre milioni di dollari sono entrati in cassa nelle anteprime private organizzate da varie chiese cristiane il 23 e 24 febbraio: Gibson, che ha finanziato il film con 25 milioni di dollari di tasca sua, ha quasi completamente recuperato l'investimento. In Italia sarà nelle sale il 7 aprile, mercoledì della Settimana Santa. Negli Usa ha attirato al debutto un pubblico misto: rabbini di New York e leader cristiani, cattolici con in fronte la croce del Mercoledì delle Ceneri e laici convinti. Molti al cinema hanno pianto alla vista delle sofferenze di Gesù e della crocifissione, molti hanno reagito orripilati dalla violenza estrema del film. A Sydney in Australia, patria di adozione di Gibson, parecchi spettatori sono usciti a metà proiezione, sopraffatti dal sangue o dal messaggio del film. A Wichita in Kansas una donna sulla cinquantina, è morta d'infarto durante la scena della Crocifissione. Se il debutto è stato da Guinness, gli addetti ai lavori si aspettano un boom per il fine settimana. Più dubbi ci sono sul fatto che «Passion» resista nel lungo periodo con la stessa forza di «Guerre Stellari» o di «Matrix». Quanto all'anti-semitismo, i vescovi cattolici americani hanno assolto il film di Gibson: la commissione della Conferenza Episcopale americana ha bocciato «Passion» per la violenza ma non ha trovato ragioni per accusare Gibson di animosità contro gli ebrei. . «La passione di Cristo» è «spettacolare, ma è solo un film hollywoodiano, un doloroso quadro senza la luce del perdono». È il giudizio sul film dato dal quotidiano Avvenire, attraverso Umberto Folena e il critico Mirella Poggialini. Il commento di don Luca Pellegrini, critico della «Rivista del cinematografo», a Radio Vaticana: «Il film compie, per la cultura moderna, una nuova rivoluzione nell'immagine di Gesù: lo scandalo esibito, visto, vissuto, della Croce, e delle ore che la preparano, ripropone ancora una volta l'interrogativo sul concetto di Dio. Ritornare alla paradossalità della Croce e del messaggio di Cristo, può servire a purificare la nostra fede, a renderla più "cristiana" e non così ovvia, scontata, edulcorata, specchio di un cristianesimo molle, rilassato».

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