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LA PRIMA IL 25 FEBBRAIO, NEGLI STATI UNITI È GIÀ CACCIA AL BIGLIETTO

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Il fenomeno è dovuto soprattutto alla mobilitazione di molte organizzazioni cristiane che hanno acquistato in massa tutti i posti in vendita, per specifiche proiezioni, al fine di trasformare la visione della pellicola «in una profonda esperienza religiosa». «Era dai tempi di "Guerre stellari" che non si assisteva ad una attesa e ad una mobilitazione così intense per un film in uscita», sottolinea Paul Dergarabedian, un esperto in marketing cinematografico. Il film di Gibson, che mostra le ore finali di Gesù con immagini di intensa brutalità, il Mercoledì delle Ceneri, in oltre duemila sale cinematografiche in tutti gli Stati Uniti. Gli esperti prevedono un incasso iniziale, nella prima settimana, tra i 15 ed i 30 milioni di dollari, un risultato considerato notevole per un film senza attori famosi e con dialoghi in lingue morte (aramaico e latino) con sottotitoli in inglese. La strategia di Gibson di presentare il film in anteprima a platee selezionate di esponenti religiosi sta dando i suoi frutti. Molti gruppi cristiani tradizionalisti vedono infatti la uscita della pellicola - osserva il quotidiano Washington Post - «non solo come una opportunità per riaffermare la propria fede ma anche per portare il messaggio di Cristo ai non credenti». L'avvocato cattolico Joseph Vitale ha acquistato tutti i biglietti disponibili per una delle proiezioni previste la sera del 25 febbraio in un cinema di Washington, distribuendole poi ad amici e ad associazioni di cattolici. «Vedere insieme il film può essere il modo migliore per consacrare il mercoledì della Ceneri e per vivere insieme una esperienza unica», ha spiegato l'avvocato. Il film ha ricevuto il rating R negli Usa: i minorenni possono vedere il film se sono accompagnati da adulti. Molti esperti ritengono il film, a causa delle immagini violente, non adatto ai bambini. «Nella memoria degli spettatori più giovani resteranno soprattutto le immagini più brutali delle torture inflitte a Gesù Cristo e non il messaggio dietro a queste immagini», sostiene il critico cinematografico Nell Minow.

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